Allegri, ripartiamo! (dal basso)7 minuti di lettura

“La costruzione dal basso” è diventata una di quelle frasi sentite ormai fino alla noia, nei contesti più sbagliati possibili, che per la maggioranza di tifosi e giornalisti (e Allegri stesso fino a poco tempo fa, ci torno dopo) non è ben chiaro nemmeno cosa sia, e che proprio per questo non la si sopporta a prescindere o, al contrario, viene schiaffata a caso in ogni discussione per attaccare la controparte (o Allegri stesso). È perfetta per un calcio fatto di slogan, di frasi fatte, di contrapposizioni dialettiche, di attacchi personali, di denigrazione degli altri, di polemiche, di squadroni di Twitter. È diventata l’arma letale di tutto ciò che considero “merda” applicata al calcio e che prescinde, ovviamente, sempre, dal merito. Una merda dove, alla fine, ci si dimentica pure dell’oggetto della discussione (la costruzione dal basso) e diventa tutto un pretesto per giudicare chi discute (è sempre più facile che entrare nel merito, no?). Così il giornalista che non ama le analisi tattiche, perché non è in grado di farle, finirà per attaccare “gli eccessi di analisi” definendoti “nerd”, o “allenatore da tastiera”. Così il tifoso di un allenatore contesterà a prescindere il ruolo del match analyst, o quello del data analyst, o qualsiasi articolo o discussione che ricorra a strumenti come grafici, tabelle o mappe per criticarlo (e come vuoi farlo, osservando i fondi di caffè?). “Voi c’avete un’agenda!!”, e via al complotto dei segaioli che scrivono con la luce soffusa, di notte, contro “gli allenatori”. Merda, come altro si può definire?

Questo capita quando concetti calcistici specifici vengono storpiati, derisi o contestati aprioristicamente senza capirci niente o senza avere l’umiltà di volerli comprendere, solo perché vissuti come attacchi personali o come attacchi alle proprie convinzioni (ma perché, poi??). Succede perché, quando si prova a sostenere una tesi neanche tanto complicata, in realtà, e che tutto il mondo accetta serenamente senza guerre di religione, questa viene ripetutamente contestata da un allenatore che ha vinto tantissimo in carriera (giù il cappello, non fatemi ricitare le dozzine di articoli dove lo esalto e tutelo) perché anche lui vive male o personalizza certe critiche (se te la fa un opinionista dai modi sgarbati che non ha vinto nulla in vita sua, è chiaro che la rifiuti a priori, specie se non ne accetti i toni, ma così facendo appunto personalizzi una “guerra” che non ha nulla a che fare col concetto di costruzione dal basso o con critiche legittime di calcio, e dove si estremizzano posizioni contrarie fino a diventare parodie, in entrambi i casi). Sembra così quasi che TUTTI ci si metta “contro” di lui o con lui. Pare si parli sempre di Allegri (e per qualcuno, in effetti, diventa una scusa per farlo: merda anche in quel caso!), quando invece – spesso – si vuole parlare appunto di calcio, di analisi, di opinioni, di avversari, di situazioni specifiche e basta, senza essere necessariamente Adaners, belgiuochisti, nerd, “segaioli” o allegristi.

Bando alle ciance, ve lo confesso: ero sinceramente convinto che da questa storia non ne saremmo più venuti fuori, soprattutto con Max in panchina. Lo dico perché anche solo il 30 aprile scorso, dopo 35 giornate di campionato che avevano parlato CHIARO, Allegri continuava a vivere i discorsi sulla costruzione dal basso come attacchi personali. O diceva: “Tutti si vuole giocare dal basso, ma a volte non ci viene concesso dall’avversario”, quando il concetto alla base della costruzione dal basso è esattamente il contrario: proprio perché gli avversari non ti fanno più palleggiare comodamente o salire su lentamente palla al piede venendoti ad aggredire alti, bisogna organizzarsi e trasformare questo modo di comportarsi degli avversari in un tuo vantaggio, ovvero leggere ed accettare (direi addirittura favorire) i comportamenti della squadra avversaria, SFRUTTARE il fatto che salgano in tanti e aggressivi per pressare, e riuscire a superarli in maniera efficace per far ripartire l’azione. Lo dico diversamente: la costruzione dal basso esiste proprio perché gli avversari ti pressano alti, oggi. Rientra se vogliamo nel concetto più generale del calcio di posizione moderno, secondo cui è la palla (e quindi come la si possiede e la si passa) che deve orientare la difesa (struttura difensiva) avversaria (per approfondire). E, visto che siamo ai chiarimenti, non disdegna il lancio lungo, anche di 80 metri, se voluto e se indirizzato sui piedi o sul petto di un proprio calciatore libero (per questo si comprano i portieri che sono bravi con i piedi e a lanciare lungo); ma non si tratta di rinvii alla viva il parroco con palloni alti 30 metri, a campanile, che cadono a caso e che per controllare devi fare a cazzotti col difensore per prenderla: quella è un’altra cosa, che Guardiola e i suoi “scimmiottatori” non si sognano nemmeno lontanamente di fare.

Insomma ci si allena in un certo modo proprio per farsi trovare preparati in situazioni che altrimenti ti metterebbero in difficoltà. Non è una “moda” e non va vissuta così, bensì come una “contromossa” dovuta al fatto che sempre più squadre si comportano in un certo modo. Il calcio sarà anche lo stesso da decenni (discutibile, eh), ma il modo di giocare delle squadre no. Ovviamente, come tutte le cose, può essere fatta bene o male. L’analisi allora diventa non tanto “hanno fatto la costruzione dal basso o no?”, ma “in che modo la squadra ha risposto al pressing alto avversario? È stata efficace? Ha saputo trarre un vantaggio dal modo di giocare degli avversari oppure lo ha subito passivamente sparacchiando palla in avanti senza essere efficace? (badate bene: se in una partita funziona, funziona! Ovviamente, va analizzato il trend, poi. Ovvero se in una funziona e venti no…).

Questa dovrebbe essere la discussione in un contesto “normale” e non “tossico”, di merda, come è diventato da tempo quello del calcio italiano e delle analisi sulla Juventus in particolare. Senza demonizzare niente e nessuno. Probabilmente, per farlo, serviva un passo in avanti (o indietro) da parte di qualcuno. Io questo passo l’ho intravisto, quest’anno, in Allegri. L’ho fatto quando è stato preso Paolo Bianco nello staff, un ex collaboratore di Roberto De Zerbi, un allenatore che da anni predica un certo calcio e insiste proprio sulla necessità di abituare la propria squadra a saper affrontare chi ti viene a pressare senza subirne il gioco. Ne ho avuto conferma quando in un’intervista di inizio agosto Perin diceva “Stiamo impostando la costruzione da dietro, cercando di uscire palla a terra, c’è disponibilità da parte di tutta la squadra, dobbiamo assimilarlo bene, dobbiamo avere più sinergia ma a tutti noi piace giocare così. C’è grande disponibilità perché ci divertiamo e sono sicuro che con il passare del tempo certi meccanismi saranno sempre più facili da mettere in pratica.  Allegri ci ha dato un imprinting diverso quest’anno, ha capito che per alzare il nostro livello era una necessità. Ci ha portato questa nuova idea e noi l’abbiamo accolta a braccia aperte”. O quando Locatelli, dopo la tournée americana, sosteneva “Stiamo provando nuove cose e ci sono ottime sensazioni per il futuro”.

Ne ho avuto un’ulteriore conferma contro la Roma, quando la squadra ha studiato un quadrato di centrocampo (con Danilo sul centrosinistra e Bremer sul centrodestra, in difesa) per costruire meglio l’azione e ovviare alle difficoltà (enormi) avute la gara precedente contro la Sampdoria, e l’ho fatto notare soddisfatto nella chat Telegram (perché le cose fatte bene vanno fatte notare). Contromosse, aggiustamenti, di chi non ha (più?) preclusioni concettuali.

Ne ho avuto la definitiva certezza ieri, durante la conferenza stampa post Spezia, quando Allegri ha detto:

 

Potrebbe essere un audio tratto da uno dei nostri ultimi 50 podcast, e invece… sorpresa! Lo prendo come un buon auspicio. Non mi aspetto che tutto fili liscio da subito, perché non è facile essere efficaci contro certe squadre (o lo farebbero tutti), e abbiamo un ritardo verso chi gioca così da anni che dobbiamo colmare con umiltà e lavoro. Auguro ovviamente, essendo juventino, che Allegri ci riesca e possa portarci a vincere di nuovo trofei. Però, finalmente, si può – si spera – tornare a parlare di calcio e di “costruzione dal basso” per quella che è, ovvero una situazione di gioco, come detto una “contromossa”, per aumentare l’efficacia del proprio gioco contro alcune squadre. Senza religioni, attacchi personali, E SOPRATTUTTO SENZA FARLO A CASO.

Ripartiamo, Max. La discussione attorno al calcio, in Italia e nel tifo juventino in particolare, ne ha davvero bisogno.

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