Un comunicato Juve, un controcomunicato Gazzetta, un editoriale del direttore Monti, due prime pagine, rivendicazioni e accuse incrociate: è questo il bilancio, provvisorio, dell’articolo a firma G.B. Olivero pubblicato dalla rosea nell’edizione cartacea di ieri.
Alcune riflessioni.
1) Stiamo parlando, a prenderla per vera (la Juve smentisce), di una frase o di un concetto espresso “parola più, parola meno” all’interno dello spogliatoio bianconero, a porte chiuse e rivolto ai compagni. Non sono in linea teorica contrario alle ambientali, alle intercettazioni (certo, regolate), alle testimonianze indirette. Spesso sono un’ottima fonte per inchieste dei tribunali, ma anche giornalistiche. Sono contrario alla noia. Quella della Gazzetta è pura, banalissima noia. Perché o tale virgolettato, cui il giornale ha dato importanza sbattendolo in prima pagina, è il fulcro sul quale si costruisce un reportage o una discussione interessante (e allora vai di schemi, schemini, grafici, statistiche, l’opinione di ex calciatori riesumati, sondaggi e campagne mediatiche, di cui la Gazzetta stessa dovrebbe farsi promotrice: un teatrino al quale non avrei preso parte, intendiamoci, ma almeno avrebbe dato un significato alla scelta editoriale), oppure è Grande Fratello giornalistico fine a se stesso. Anzi, lo dico meglio: è un farsi fighi dimostrando (ma la Juve smentisce) di avere amici degli amici con la lingua lunga. Esticazzi, caro Olivero!
2) Non sono giornalista, ma negli ultimi 10 anni ho interagito e collaborato spesso con giornalisti, tanto da capire, anche “dall’esterno”, come si ragioni giornalisticamente. Hai una notizia? La pubblichi. È vero, funziona così. Al di là di ogni altra considerazione “etica” (lascia il tempo che trova, in quel contesto e nel loro mestiere), funziona così. Però, allora, se così funziona, fatemi dire che l’uso che è stato fatto di quel virgolettato è quantomeno deludente, giornalisticamente parlando. Perché dalla Gazzetta abbiamo letto solo elogi a Buffon (anche oggi) e interpretazioni (buoniste) delle sue parole: siamo all’esegesi del testo di una frase strappata da fonti incrociate (cioè indirette) e pronunciata a porte chiuse. Siamo cioè al paradosso per cui, dopo il comunicato Juve, sia stata la stessa Gazzetta direttamente (nel giornale di oggi) e indirettamente (ieri G.B. Olivero si è fatto il giro di tutte le radio d’Italia) a sostituirsi all’avvocato di Buffon, a Buffon, al suo procuratore e alla Juve stessa: prima riportano un virgolettato, poi ci spiegano pure come tradurlo, manco fosse un testo in greco antico. E ci dicono come in realtà fosse una cazzata, cui noi (mica loro!) stiamo dando troppa importanza. Dopo però che loro (mica noi!) l’hanno sbattuta in prima pagina. A voi torna? A me sarebbe bastato sapere (la Juve smentisce) se il virgolettato fosse vero, se lo fosse “parola più, parola meno” o se fosse esattamente quello che ha detto Buffon. Con i virgolettati, di solito, si fa così. E basta. Poi ognuno si fa la sua idea.
3) Anche G.B. Olivero e Andrea Monti si sono schierati nel #teamnoia, svuotando così completamente di significato e di interesse il loro stesso “scoop”, inutile. Togliendoci persino il divertimento (mi sarei sottratto, ma magari altri no) di avere un dibattito sull’argomento, poiché chiunque interpretasse diversamente le parole del portiere bianconero sarebbe in malafede, scrivono.
Noia, noia, noia.
Se non fosse che stamattina, almeno, una risata me l’hanno strappata, dopo una giornata di guerre dialettiche e frecciatine. Come concludere, infatti, l’intera vicenda? Se ne dovrà pur uscire, in qualche modo, no? E allora eccolo, puntualissimo, l’editoriale del direttore che accusa “i coltivatori intensivi di zizzania di cui il web è produttore instancabile”. È colpa del web!! La regola numero 1 del giornalismo dell’era social. Tutto uno spreco di tempo e alberi (quelli abbattuti per stampare le pagine della Gazzetta dedicate all’argomento, dico). Come sempre, è colpa di un soggetto indefinito, indefinibile, non in grado di risponderti. La versione moderna de “laggente”.