Ho appena terminato la lettura delle motivazioni e, prima di affrontare il discorso sull’associazione a delinquere contestata all’ex A.D. bianconero, volevo fare un cenno proprio a quella “fastidiosissima” frode sportiva, perchè io, da appassionato di calcio, quando leggo una cosa del genere devo capire subito se la partita contestata fu regolare o meno. E lo faccio da Juventino, perchè se truffa c’è stata, è stata innanzitutto a mio danno. Vediamo perciò di che si tratta, visto che – al momento della sentenza – proprio questa condanna apparse come la più “strana” di tutte.
In pratica, a Luciano Moggi viene contestata l’ingerenza nell’attività – di competenza esclusiva dei designatori – della formazione delle “griglie” arbitrali della 24a giornata di campionato. In vista della partita Juventus-Udinese (2-1) del 13 febbraio 2005, si adopera infatti per cercare, secondo l’accusa, di condizionare indirettamente (tramite scelta delle griglie) il sorteggio. Decisiva è, per la giudicante, la telefonata del 9 febbraio, la famosa “madre di tutte le telefonate”, nella quale Bergamo telefona a Moggi e i due discutono apertamente delle rispettive preferenze. Moggi, in particolare, legge da un fogliettino che si era preparato la sua personale grigliata, per confrontarla con l’opinione di Bergamo e vedere se i due fossero d’accordo sulle valutazioni arbitrali. Moggi dice “io avrei pensato a..” e Bergamo dice “pure io”; Moggi dice “poi avrei pensato a..” e Bergamo “no, io invece a quest’altro”. Cose così. Tra l’altro, il tutto avviene in una telefonata che nel convincimento di entrambi sarebbe dovuta essere riservata e che invece, per un errore di Bergamo che dal suo fisso chiama alla svizzera di Moggi (rivelandone l’esistenza), finisce tra quelle intercettate dai Carabinieri (e, voglio dire, non ci sono “metti questi”, ma “che ne pensi? Io avrei pensato a.. poi fai te”).
Ricordo comunque che stiamo parlando di griglie, non di designazioni, perché c’era comunque un sorteggio (regolare) a mettere la parola fine ad ogni discorso, tanto è vero ad esempio che nell’occasione viene sorteggiato l’unico arbitro che Moggi non propone direttamente e che invece viene inserito da Bergamo. I casi della vita, come quando Manfredi Martino parla del “colpo di tosse” durante il sorteggio pre Milan-Juventus e poi si scopre che ad essere estratto è Collina, “l’anticupolaro” dell’immaginario collettivo nonchè arbitro meno gradito dai bianconeri.
E parliamo di griglie della prima fascia nella quale ci rientravano sempre e comunque gli internazionali o quelli più in forma e che quindi non erano neanche difficilissime da prevedere (qualcuno si divertiva a farlo, sui giornali, azzeccandole pure spesso), essendo le scelte parzialmente obbligate. Un giochino, se vogliamo, o – meglio – un modo per Moggi per provare a mettere pressione e cercare di tutelarsi, mentre da parte di Bergamo di avere il polso delle proteste delle varie squadre (perché non si sentiva solo con Moggi, come abbiamo scoperto a processo in corso) e, aggiungo, da buon politico, per cercare di non scontentare nessuno con equilibrismi notevoli (scadeva il mandato, c’era da farsi rieleggere, bisognava essere accettati da tutti non accontentando nessuno).
Epperò per la giudicante non si poteva fare, tutto ciò, perché il condizionamento diretto o indiretto della libera scelta del designatore è comunque frode sportiva, anche se riguardante solo le griglie (e non il sorteggio). E poco importa se “così facevan tutti”, perché intanto a processo c’è Moggi, e si giudica Moggi. Materiale per la Cassazione o, al limite, per l’inchiesta aperta a Roma sull’indagine di Calciopoli, che forse potrebbe chiarire la risposta alla domanda “perchè?”. Restiamone fuori, al momento. Così hanno stabilito, come principio, e restiamo a quello.
Ma Giraudo che c’entra, direte voi? Già, perchè finora si è parlato di Moggi e Bergamo ma, appunto, sarebbe la sentenza Giraudo. E una frode contestata a Giraudo “pesa” a livello sportivo e non in maniera differente, rispetto ad una contestata a Moggi. Quindi è bene che si chiarisca anche per questo aspetto.
Si legge nelle motivazioni che “non ci sono dubbi” che Moggi concordò proprio con Giraudo la “condotta criminosa” in occasione di quella partita. Da dove lo si evince? Da una telefonata del 6 febbraio, di 7 giorni anteriore alla partita e di 3 giorni anteriore alla “grigliata” notturna di cui sopra. Dice Giraudo:
[blockquote]“Quelli che sembrano degli amici ormai non ci danno più niente… bisogna mettere a posto in due ambienti, l’ambiente interno ed esterno… bisogna avere la pazienza di chiamare tutti”.[/blockquote]
E Moggi risponde:
[blockquote]“Ormai nel dubbio siamo penalizzati… siamo arrivati al punto che nel dubbio ci danno contro”.[/blockquote]
No, non è che ho riassunto male io, ma nelle motivazioni è proprio compendiata la telefonata del 6 in questo modo e sono riportati solo questi due virgolettati dai quali non si capisce assolutamente nulla e che invece per la Corte d’Appello costituiscono una prova di colpevolezza.
Ho provato a cercare la telefonata nelle informative, ma anche lì è compendiata e ci sono, al netto dell’interpretazione che ne danno i Carabinieri, solo pochi virgolettati in più, tagliati, e dai quali, anche qui, si capisce poco. Ve li riporto.
[/blockquote]“…come anche dobbiamo anche prendere l’altro ambiente e…quelli che sembrano degli amici, ma poi, oramai, non ci danno più niente …INC…è più che palese…”
“…infatti secondo me no…non esiste niente che, in pratica possa, possa incidere sull’andamento della partita, ma quando sei al limite deve essere…«…»…deve essere in un’altra maniera, perché sennò ognuno si fa la strada sua!…”
“…ma gliel’ho già, gliel’ho già detto non…no…perché sai e…aiutarsi…va bene da tutte le parti, ma aiutarsi…”
“…rimettere a posto i due ambienti, l’ambiente interno e l’ambiente esterno…”.
“…abbiamo le idee chiare tutti quanti io…su questo no è…è…la cosa, secondo me, basilare. Infatti, ieri sera, io quando so arrivato ho…ho richiamato e gli ho e ho… espresso questi concetti miei, che in pratica poi sono quelli che mi hai detto…INC…”.
“…Si, secondo me hanno paura di essere marchiati dopo, così…di essere contro. Va a capire, perché magari, poi gli facciam le polemiche, però qui siamo arrivati al punto che nel dubbio ci dan…nel dubbio puoi dare a favore o contro, qui nel dubbio dai sempre contro e questo non va neanche bene perché, giustamente, tu ti vuoi prendere l’interno ma anche l’esterno perché anche quello non vamica bene…INC…”.[/blockquote]
Insomma roba che si capiva di più nell’interrogatorio di Kutuzov a Bari, senza offesa per nessuno. Ma proviamo comunque a fare chiarezza, prendendo per buona l’interpretazione dei Carabinieri: nella telefonata in questione, tagliata con l’accetta e riassunta alla crudele, l’ambiente interno sarebbero i fatti di casa Juve, lo spogliatoio, eccetera. Quindi, direbbe Giraudo: dobbiamo sistemare prima i fatti nostri, e poi i fatti esterni, perché, gli esterni (Bergamo, Pairetto) non ci danno più niente (ma non erano associati?) e gli arbitri nel dubbio ci danno contro (ma non erano controllati?). E “danno contro” perchè “hanno paura di essere marchiati dopo” (ma l’associazione non è stata costituita proprio per garantirsi i servigi degli arbitri associati e per garantire loro tutela?).
Nella telefonata citata, insomma, parrebbe più sconfessato l’intero impianto accusatorio, che confermata una qualsiasi tesi accusatoria/cupolara (uno si aspetta chessò un “tanto gestiamo tutto noi”, “ora risolviamo”, “che problema c’è”, “chiamo io o chiami tu?” e invece…). Insomma il “crimine” parrebbe risiedere solo nella voglia da parte di Giraudo (e Moggi) di “fare qualcosa” per risolvere il problema ed evitare di subire altri torti.
Questi erano la Cupola che controllava il calcio, eh.
Ma non finisce qui. A supporto, viene anche riportata un’altra conversazione, sempre fra Moggi e Giraudo, dove i due commentano la vittoria del Milan sulla Lazio, facilitata dalla mancata espulsione di Stam da parte di Rosetti. Quindi, prima “nel dubbio ci fischiano contro”, poi il Milan – rivale Scudetto – che vince grazie ad un errore arbitrale (“rubando”, avrebbero sintetizzato se fosse stata la Juventus). E Moggi che dice che bisogna “farci una chiacchierata ma di brutto muso” per porre fine a questi torti.
E poi? Niente, basta. Questo. La frode sportiva di Giraudo consiste quindi, a conti fatti, nell’essersi lamentato con Moggi (neanche con Bergamo!) per dei torti arbitrali subiti e per un aiuto ricevuto dal Milan. Protesta accompagnata dalla voglia di fare qualcosa (che, per l’accusa, si materializza nella grigliata di Moggi di cui sopra.. e capirai il “brutto muso” usato!!). E con l’arbitro di quella partita assolto (quindi gara regolare).
Francamente, per arrivare ad una condanna penale, pare davvero pochino. Ma almeno si è capito che Ibrahimovic (dopo 36”) e Camoranesi segnarono in maniera regolare e senza aiuti. Tutto il resto è noia (della quale mi occuperò, comunque, in seguito).