Abbiamo già visto come, in occasione del capo d’imputazione “B”, la Juventus sia risultata completamente estranea alla vicenda contestata, non avendo in alcun modo nè diretto nè indiretto, Dattilo, aiutato i bianconeri (espelle “correttamente” Jankulovski e ammonisce tre giocatori dell’Udinese che non sono diffidati, come inizialmente scritto dall’accusa. L’unico errore: concedere vantaggio e successiva macatura al Brescia nonostante il portiere dell’Udinee, De Santis, fosse a terra infortunato. Fatto questo assolutamente irrilevante in riferimento alla formazione bianconera, che non lottava per lo Scudetto con nessuna delle due). Vediamo ora se poter trarre le stesse conclusioni anche per il capo “F”.
La partita “turbata” in questo caso è Juventus-Lazio 2-1 del 5.12.04. Arbitro dell’incontro il fischietto Paolo Dondarini di Bologna. Secondo l’accusa, che non prende in considerazione la gara dal punto di vista dell’arbitraggio, la frode sportiva è giustificata da due elementi: l’inserimento nella griglia dell’arbitro e, successivamente, il sorteggio truccato teso ad estrarre la sua pallina abbinata alla partita in esame. Come abbiamo già chiarito, e il collegio lo ribadisce con queste parole, “il sorteggio truccato è un mal riuscito espediente dell’accusa per generalizzare l’ipotesi accusatoria, e, dunque, un tal elemento non può essere utilizzato neppure per questa partita”. Resta, a giudizio dei giudici, l’inserimento dell’arbitro Dondarini nella griglia a seguito di telefonate e di una cena “prenatalizia” (con tanto di scambio di auguri e panettoni) tenutasi a casa di Pairetto nella quale si parlò, tra le tante cose, anche appunto di griglie. Ciò è sufficiente perchè “il contenuto delle intercettazioni telefoniche consente di affermare che su quel campo Dondarini avrebbe anche potuto non esserci”. Non importa che nelle telefonate utilizzate dalla difesa non vi sia alcun “fai vincere la Juventus”, nè diretto nè indiretto. Non importa nemmeno “che al dibattimento è emerso, con specifico riferimento a questa partita, che in nessun errore ebbe ad incorrere Dondarini, a danno di questi o quello”. Addirittura, è riportata ma ignorata la testimonianza dell’osservatore arbitrale di quella partita, Trentalange, che così si era espresso esaminato in aula: “il voto era molto positivo, perchè a mio parere arbitrò bene.. no, assolutamente, a mio modo di vedere non ci furono problemi in quella partita”. Avrebbe paradossalmente potuto anche penalizzare i bianconeri. Basta la “grigliata”.
Possiamo abbozzare perciò alcune considerazioni. La prima e – per noi tifosi della Juventus – più importante: anche in questo caso si è vinto sul campo e non è, questo fatto, contestato in alcun modo dal tribunale, che anzi come visto accerta la bontà della partita. La seconda, che avrete sicuramente già fatto in tanti, è: ma se basta solo la “grigliata”, allora, le tante telefonate “irrilevanti” per l’accusa erano davvero irrilevanti? O erano altrettante frodi sportive? Servirebbe un giudice, per rispondere, ma un’idea è comunque possibile farsela, liberamente. A parte questo, è comunque anche in questo caso interessante fare un confronto con la sentenza De Gregorio (lì sono stati giudicati con rito abbreviato Dondarini e l’assistente Baglioni, designato su richiesta) e analizzare la strategia difensiva (cosa ha funzionato e cosa non).
De Gregorio, tra una gaffe e una dimenticanza (leggete, se avete tempo), aveva sostenuto, in pratica, come la responsabilità del Dondarini fosse nell’aver “accettato” una designazione (?) che “egli sapeva essere fraudolenta”. Riletta oggi, e riletta alla luce del fatto che ci fu un sorteggio e che fu regolare (quindi avrebbe potuto arbitrare tranquillamente anche un’altra partita invece di questa), la sua posizione appare molto ma molto alleggerita. Soprattutto perchè per De Gregorio completò l’opera arbitrando a favore della Juventus, cosa che invece non emerge (anzi) nella sentenza Casoria.
A Giraudo, sostanzialmente, era imputato il solo fatto di aver preso parte alla “cena”.
Il compito della difesa dovrà essere perciò quello – dimostrato che la partita fu regolare – di cercare di smontare l’accusa secondo la quale fu Luciano Moggi (con la collaborazione dell’ex AD bianconero) a ottenere fraudolentemente l’inserimento in griglia dell’ex arbitro emiliano. Certo, lascia un po’ da pensare come – solo per questo – si sia condannata della gente al carcere. Ma così è.