Una delle più importanti riunioni “segrete”, investigativamente parlando, sarebbe quella avvenuta a Collesalvetti (Livorno), a casa di Bergamo, il 21 maggio 2005. Partecipano Moggi, Giraudo, Bergamo e, per la prima volta, Mazzini. Per Auricchio è particolarmente interessante per due ragioni: una sportiva e una “politica”. Vediamo come gli avvocati di Mazzini e Moggi hanno contestato le ricostruzioni degli inquirenti. Per quanto riguarda l’aspetto sportivo, nell’informativa dove si descrive l’incontro, secondo l’avv. Trofino, si farebbe intendere quasi come se quella riunione risultò in qualche modo decisiva in relazione al Campionato, proprio perchè avvenuta in un momento topico della lotta fra Juventus e Milan, a due giornate dalla fine. In realtà, precisa l’avv. Trofino, il 21 di maggio la Juventus era già matematicamente Campione d’Italia, avendo il Milan giocato in anticipo il venerdì precedente causa Champions (fatto questo evidentemente trascurato dai Carabinieri), e non avendo vinto. Juventus 82 punti, Milan 78. Matematica, non opinioni. Auricchio nega di aver parlato dell’importanza di quella riunione in relazione al campionato, ma l’avv. Trofino insiste (“se vuole gliela leggo, l’informativa..”). Non serve. Nell’esame condotto dal pm Narducci, a domanda: “E’ questa la giornata in cui la Juventus consegue lo scudetto?”, Auricchio rispose: “Sì, matematicamente diciamo…”. Un errore, insomma. Nè si può sostenere che quella riunione servì per altri scopi sportivi (es. salvare la Fiorentina), perchè il giorno dopo, il 22 maggio, la partita Lazio-Fiorentina finì 1-1 e fu diretta da un arbitro considerato dagli inquirenti al di sopra di ogni sospetto, Rosetti, il quale danneggiò vistosamente la squadra toscana non assegnandole un rigore per un fallo di mano del laziale Zauri, sostituitosi al portiere sulla linea di porta (fatto che fece infuriare i Viola). Insomma non si capisce sportivamente a cosa possa essere servita.
Passiamo allora all’aspetto “politico”. Auricchio ribadisce ancora una volta come l’importanza, investigativamente parlando, di quella riunione, fosse nella presenza di Mazzini, una new entry in queste cene (pur essendo parte integrante della Cupola, e questo pure è strano da conciliare). E qui è bene ribadire come sia questa l’unica cena nota fra Bergamo e Moggi, o ci si costruiscono sopra castelli di carta. Bergamo aveva intenzione di presentare una relazione per essere riproposto nel ruolo di codesignatore, o addirittura di designatore unico. L’intuizione di allora di Auricchio fu che in quella riunione Bergamo volesse ufficializzare la richiesta chiedendo il benestare di tutti i consociati, Mazzini compreso. Inizialmente avrebbero dovuto prendervi parte anche le mogli dei partecipanti, ma poi furono escluse. L’avv. Botti (difesa Mazzini) fa notare come, in una delle telefonate preparatorie all’incontro, avvenuta tra la Fazi e il Bergamo, i due discussero a lungo sull’opportunità di far presenziare Innocenzo Mazzini alla cena, essendo molto perplessi. La domanda è: come è possibile far conciliare la tesi della importanza decisiva di Mazzini se Bergamo era addirittura perplesso sulla sua presenza? Auricchio sminuisce le perplessità, dicendo che secondo la sua interpretazione della telefonata queste fossero lievi. E’ tutta scena, insomma, se è vero che fu in precedenza Antonio Giraudo a definire “un uomo di massima fiducia” Mazzini, ribadendo a Bergamo come la sua presenza fosse gradita, ma rimandando la decisione finale al Bergamo stesso. Non si capisce però a cosa servì quella cena. E non lo si capisce perchè non vi sono intercettazioni ambientali, nè si è a conoscenza di quello che emerse quella sera. Di sicuro non fu, come ipotizzato da Auricchio, la conferma di Paolo Bergamo, il quale presentarà le dimissioni qualche settimana dopo. Nè sono ipotizzabili vantaggi sportivi, essendo la Juventus già Campione d’Italia (28° scudetto) e la Fiorentina pericolosamente danneggiata il giorno dopo.
La madre di tutte le riunioni, perciò, non produsse alcuno dei vantaggi per la “Cupola” che si erano immaginati.
P.S. Per la cronaca, Auricchio ha ammesso in aula di avere avuto conoscenza di altre riunioni a casa di Bergamo nelle quali parteciparono anche altri dirigenti sportivi (in particolare Giacinto Facchetti). Tanto inusuali perciò non lo erano. E nemmeno segrete.