“Scommetti alla tabaccheria di Buffon”. Sta battuta me l’avranno fatta già una dozzina di persone, da un paio di giorni a questa parte. Perchè? Riporto qualche stralcio di giornale per chi si fosse perso la notizia.
“Il locale era monitorato da mesi perchè risulterebbe che l’ottanta percento delle scommesse effettuate sarebbe vincente. Una cifra fuori da ogni statistica”. (Gazzetta dello Sport)
“A Torino un’altra cricca?”. “L’ipotesi dei pm è che potesse esistere un altro giro di personaggi, calciatori ma non solo, che puntavano sulle partite avendo informazioni certe sul risultato. Così si spiegherebbe la perquisizione di venerdì nella tabaccheria di Parma di cui è titolare Massimo Alfieri, finora l’unico iscritto al registro degli indagati con l’accusa di frode sportiva. E i sospetti potrebbero essere legati al flusso intenso di denaro e all’ammontare altissimo delle somme vinte rispetto a quelle giocate nella ricevitoria (circa l’83%) negli ultimi 14 mesi. Un dato anomalo”. (Gazzetta.it)
“Tanto quell’80% di scommesse vincenti”. “La tabaccheria baciata dalla fortuna”. “Flusso anomalo di scommesse vincenti. Otto tagliandi su 10, qualcosa come l’80% delle giocate. Numero troppo grande, che fa pensare che qualcosa non quadri”. “La percentuale di vincita, negli ultimi quattordici mesi, si attesta attorno all’83 per cento. Fare il calcolo è semplice: tutti i soldi scommessi meno tutti i soldi incassati. Poche ricevitorie italiane hanno risultati così lusinghieri. Ed è proprio questa «anomalia» il vero succo dell’indagine, rimasta segreta fino alla scorsa settimana, coordinata dalla procura di Torino”. (Repubblica.it)
“Addirittura l’80% delle giocate effettuate negli ultimi 14 mesi in questa ricevitoria sarebbe risultata vincente. Una percentuale che andrebbe contro ogni statistica e che ha insospettito gli investigatori della procura di Torino”. ” Il sospetto è che la sua ricevitoria possa essere una sorta di centrale per giocate sporche” (SportMediaset)
“Un posto fortunato dove scommettere, troppo fortunato”. “E’ emerso lo sconcertante fatto che 8 scommesse su 10 risultano essere vincenti. Qualcosa non quadra”. E infine: “L’ipotesi investigativa a questo punto è che la ricevitoria sia l’ennesimo collettore di denaro per il calcioscommesse, il punto di approdo di una serie di scommesse ‘sicure’ su partite combinate in precedenza. Un po’ come la ricevitoria di Pescara gestita da Massimo Erodiani, grande protagonista della prima fase del calcioscommesse, giusto un anno fa”. (Il Fatto Quotidiano)
“Dai 14 assegni di Buffon (non indagato) l’attenzione si sposta sulle puntate anomale. Troppe vincite, i pm di Torino ipotizzano la frode sportiva”. “Una ricevitoria particolarmente fortunata, quella gestita a Parma da Massimo Alfieri. La percentuale di vincita, negli ultimi quattordici mesi, si attesta attorno all’83 per cento. Fare il calcolo è semplice: tutti i soldi scommessi meno tutti i soldi incassati. Poche ricevitorie italiane hanno risultati così lusinghieri. Ed è proprio questa «anomalia» il vero succo dell’indagine, rimasta segreta fino alla scorsa settimana, coordinata dalla procura di Torino. Parte da 14 assegni firmati da Gianluigi Buffon e scopre Alfieri. Si appassiona. Studia i suoi successi professionali. Segue i soldi. Controlla i movimenti in entrata e in uscita. E infine, arriva a ipotizzare il reato di frode sportiva. Lo stesso giro di sempre, per intenderci. Quello che richiama alla mente la ricevitoria di Massimo Erodiani a Pescara, uno dei protagonisti della prima fase di «scommessopoli». Per la Guardia di Finanza anche a Parma, in via Garibaldi, potrebbe esserci una specie di collettore di denaro per giocate sporche. E già si intravedono, oltre al muro alzato dagli investigatori, i nomi di alcuni clienti affezionati. Anche calciatori, parrebbe. Insomma, l’ennesimo bubbone”. (La Stampa)
(manca qualcuno?)
Dice: oh, qualcosa di anomalo effettivamente ci sarà se lo ripetono tutti! E invece, ancora una volta, è solo ignoranza mista al solito lecchinaggio delle procure che porta a fare figuracce.
Innanzitutto ad essere dell’80% è il payout, non la percentuale di scommesse vincenti. Traduco a grandi linee (qui invece per approfondire): su 100.000 € giocate complessivamente in un mese (esempio), 80.000 € sarebbero le vincite e 20.000 € la somma che resterebbe in mano al titolare, da dividere poi con l’agenzia di scommesse titolare di licenza. Secondo quanto riferiscono i report ufficiali dei Monopoli di Stato, il payout medio del 2010 è risultato essere in Italia dell’81%, superiore al 77% registrato nello stesso anno (degli assegni) nella tabaccheria di Buffon (e all’80% registrato nell’ultimo triennio, oggetto di approfondimenti della procura di Torino e citato negli articoli di cui sopra). Le scommesse vincenti sono risultate essere invece il 7% del totale. Traduco anche qui per i giornalisti: su 100 schedine compilate, 7 sono risultate vincenti e 93 no. La media nazionale nel 2010 è stata del 5 per cento. Non solo: tra tutte le scommesse sportive effettuate nella tabaccheria, solo una cifra attorno al 10% del totale (fonte: l’avvocato del titolare) riguarderebbe le scommesse di calcio, le uniche che eventualmente potrebbero, se collegate a qualche calciatore, far scattare qualche collegamento nel cervello con un’ipotesi di frode sportiva.
Ora, io non so cosa ci abbia fatto Buffon con quegli assegni, nè m’importa più di tanto (cambierebbe il discorso se qualcuno riuscisse a dimostrare il pagamento di scommesse sportive riguardanti il calcio, ma ad oggi non è provabile nemmeno abbia scommesso, quindi parliamo del nulla). Non m’importa fargli la morale, nè chiamarlo malato. M’importa sapere solo una cosa: visto che tutti citano il decreto di perquisizione notificato a M.A. (iniziali) (ovviamente tutti ce l’hanno, la privacy ormai nel nostro Paese non esiste), mi piacerebbe tanto sapere se a fare questa clamorosa gaffe siano stati i giornalisti, incapaci di leggere bene i dati, o la procura stessa. Non so dirvi, francamente, quale delle due ipotesi mi terrorizzerebbe di più. “In Italia c’è il fascismo”, scriveva giustamente Christian Rocca. “Pure l’ignoranza”, aggiungo io.