Caso Buffon. Un po’ di chiarezza, carte alla mano5 minuti di lettura

Da ieri si è letto di tutto su di lui: si va dalla richiesta esplicita di “mandarlo a casa”, al togliergli la fascia di capitano e c’è chi ha persino chiamato “esperti di patologie” per ricordargli che gli scommettitori incalliti sono “vittime di un tumore”. Insomma non ci siamo fatti mancare niente. La mia domanda, semplice, è: ma qualcuno di questi colpevolisti ha veramente letto (e soprattutto compreso) il carteggio (riservato) pubblicato (illegalmente) ieri?

Facendolo, si scopre che il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Torino, Gruppo Tutela Mercato Capitali – Sezione Riciclaggio, riceve dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza una “delega” (non è un termine tecnico, ma ci capiamo tutti) per approfondire una segnalazione pervenuta da un istituto di credito che “ipotizza che le liquidità possano essere oggetto di scommesse vietate”. E’ l’istituto di credito, quindi, che sospetta inizialmente delle movimentazioni di Buffon, e non la procura. L’istituto segnala l’emissione, dal gennaio 2010 al settembre 2010, di 14 assegni bancari per un totale di 1.585.000 euro, tutti a favore di A.M. (iniziali), titolare di una tabaccheria abilitata, tra l’altro, alle scommesse calcistiche. Su richiesta di chiarimenti dell’istituto di credito, l’avv. Corini, legale di Buffon, a tutela della privacy del suo assistito non dettaglia sulle operazioni (per uscire dal legalese e tra parentesi: “Saranno ca__i suoi?”). E’ a questo punto che l’istituto di credito, insospettitosi per la non risposta, “ipotizza che le liquidità possano essere oggetto di scommesse vietate” ricordando un precedente di Buffon protagonista di operazioni sospette analoghe e segnala.

Vengono effettuati degli approfondimenti dall’Unità di Informazione della Banca d’Italia sui vari conti correnti e – al di là delle suggestioni e delle ipotesi (senza riscontro) avanzate – l’unico assegno con causale è del 13 settembre 2010 e riporta la descrizione “I rata orologi”. L’importo incassato dal M.A. con quest’ultimo assegno viene per la somma di 175.000 euro versato nel conto corrente personale, e per la restante parte utilizzata per sottoscrivere titoli Pirelli & C. Real Estate, quindi in operazioni private e non legate alle scommesse. Conclusione: il sospetto è che Buffon finanzi M.A. e questi intaschi e poi in maniera quasi sovrapponibile (non del tutto in realtà, ma la non corrispondenza è giudicata verosimile) versi a Lottomatica e a Lis Finanziaria SpA (società del gruppo Lottomatica). Se non fosse questo il suo lavoro, saremmo alla pistola fumante. E invece è esattamente il suo lavoro. Ciò è comunque sufficiente, visti i precedenti di Buffon (decisivi per tale valutazione), per far sì che non sia “possibile non escludere a priori che il soggetto segnalato abbia posto in essere un’intensa attività finanziaria legata al mondo delle scommesse sportive” e per inviare, in data 13.06.2011, l’intera documentazione al Proc. Agg. Perduca della Procura di Torino.

La vicenda prosegue senza reali approfondimenti o interrogatori (non è dimostrabile nulla) fino a che, a seguito di un’intercettazione apparsa su “La Stampa” il 28.12.2011 (6 mesi dopo) nella quale un arrestato di Cremona, Nicola Santoni, nomina proprio Buffon con riferimenti a possibili scommesse, la Procura di Torino chiede in data 29.12.2011 (il giorno dopo l’articolo) al dott. Di Martino una copia degli atti in suo possesso (dell’intercettazione, insomma). A seguito della richiesta, la procura di Cremona invia in data 16.01.2012 il testo dell’intercettazione precisando come Buffon non sia ad alcun titolo indagato per scommesse.

Buffon non risulta perciò formalmente indagato, ma la procura di Torino ha nel cassetto il carteggio della Guardia di Finanza e, non avendo riscontri concreti, verificava se potessero uscire fuori dall’inchiesta Last Bet. Ad oggi, non si può assolutamente sostenere che Buffon scommise tale ingente somma. Chi lo fa è in perfetta malafede e, nel perfetto malcostume italico, confonde un’ipotesi giudiziaria con la verità contro la quale bisognerrebe dimostrare la propria innocenza.

Chiudo con le dichiarazioni odierne del legale di Buffon e con due battute dell’Ansa, che riporto:

«Se vogliamo andare ai fatti, non c’è un processo penale o un interessamento della giustizia sportiva non c’è nulla che possa dimostrare che Buffon abbia scommesso, sono transazioni economiche tra due persone che si conoscono da anni di cui uno svolge anche quella di avere una ricevitoria. Da li non ci si pone il dubbio che possano essere operazione immobiliari o altro, si pensa che necessariamente che devono essere scommesse e per giunta illegali. Ma non si ha neanche la prova che sia una scommessa. Buffon è stato ed è sempre a disposizione in maniera franca, leale e collaborativa» (Sky Sport 24)

«Il bonifico più cospicuo, risalente al 13 settembre 2010, riguarda l’acquisto di venti Rolex, che sono nella cassaforte di Gianluigi da mesi. Un acquisto compatibile con il suo reddito e che è scritto nella casuale del bonifico: cos’altro deve fare? Siamo in grado di dimostrare che ogni pagamento effettuato non riguarda le scommesse sportive» (Radio Radio Tv).

Allo stato attuale, Buffon non risulta indagato nè dalla procura di Torino, nè dalla procura di Cremona (Ansa.it).

Secondo Agipronews dall’Ufficio scommesse dei Monopoli si sottolinea come “non si hanno informative circa comportamenti scorretti da parte del bookmaker e del titolare del punto vendita, ivi compresi quelli relativi all’antiriciclaggio, che obbliga il gestore al riconoscimento del giocatore che scommetta o incassi vincite per cifre superiori a mille euro”. In sostanza, se si volessero approfondire i dati registrati dal punto vendita, questi ultimi sarebbero a disposizione degli inquirenti per l’identificazione degli scommettitori. Il corner Lottomatica inoltre, secondo le analisi svolte a piazza Mastai, risulta specializzato nell’accettazione delle scommesse sugli sport minori, in particolare basket, hockey su ghiaccio e tennis. “E’ in ogni caso apprezzabile – aggiungono all’Ufficio scommesse di Aams – che magistratura e forze dell’ordine si dedichino al controllo della rete legale delle scommesse, laddove ogni puntata “sospetta” viene registrata e, eventualmente, segnalata alle federazioni e agli organi inquirenti. Non riscontriamo però analoga attenzione verso punti vendita non autorizzati massicciamente presenti sul territorio italiano e la cui attività è finita anche nel mirino di recenti trasmissioni televisive. Senza entrare in questioni etiche, è altamente apprezzabile il fatto che venga utilizzato il canale distributivo autorizzato, riconoscendone l’importanza del processo regolatorio a tutela dei giocatori, dell’Erario e delle società, italiane ed estere, che vogliono operare nel rispetto delle stringenti regole, da sportivi che amano divertirsi su sport o manifestazioni che non sono quelli per i quali indossano la maglia in campo”, conclude l’agenzia. (Ansa.it)

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