AterAlbus è un sito che propone, da sempre, analisi tattiche. Ho notato da alcuni post nelle chat Telegram e su Twitter che c’è un po’ di confusione su cosa siano e cosa si propongano di fare, perciò provo a chiarire alcuni punti.
Innanzitutto, le analisi tattiche – a livello editoriale – sono qualcosa in cui personalmente ho creduto da sempre. Ho iniziato a farle e poi a pubblicare quelle di miei collaboratori già ne L’Uccellino di Del Piero, il mio primo sito, ormai una dozzina di anni fa. E sì, allora non c’era nessun altro sito (non solo sulla Juve) che le scrivesse, e soprattutto che le scrivesse con costanza, partita dopo partita e con tante (le chiamavo così) “diapositive”. Non dico come Pippo Baudo di averle “inventate io”, non è questo il concetto: il concetto è che non sono per me una “moda” del momento, una cosa da fare perchè “ora fa figo”, semplicemente perché ci credevo e le pubblicavo quando siti che qualcuno ci accusa di “scimmiottare” non erano ancora nemmeno a calendario.
Da sempre, ho cercato di circondarmi di buoni “analisti”, da Fabio Barcellona (ora prima penna di UltimoUomo/Sky) fino a quelli dell’attuale redazione di AterAlbus perchè ho sempre creduto nello scopo “didattico” di queste analisi. Ho imparato tantissimo in questi anni e ritengo sia una cosa buona che ci siano siti (mai troppi) che pongano così attenzione a questi aspetti così specifici di campo.
Alcune delle accuse che ci vengono mosse, riguardano il fatto che le analisi siano “solo” un aspetto delle partite e che non siano altro che uno strumento autoreferenziale da parte di qualcuno per alimentare il proprio ego in esercizi di stile.
Iniziamo dalla prima. Lo sappiamo perfettamente, è un’analisi parziale. Lo abbiamo detto e scritto diverse volte. L’analisi tattica si chiama “analisi tattica” proprio perchè propone un’analisi… tattica. Della tattica delle due squadre, degli schieramenti in campo, delle mosse e contromosse dei giocatori, dei movimenti e dei gesti tecnici dei calciatori. Se si occupasse di misurare la temperatura e valutare i centimetri di pioggia venuti giù nel week-end, si chiamerebbe analisi metereologica.
Nell’analisi di una partita, e in particolare del risultato di una partita, entrano in gioco talmente tanti fattori che alcuni sono difficili da misurare, per altri servirebbero competenze specifiche che ad AterAlbus non abbiamo, e altri ancora sono impossibili da conoscere per chi non vive quotidianamente lo spogliatoio di una squadra. E ci mancherebbe non fosse così.
Una “recensione” completa di una partita dovrebbe raccontare come si è giunti al match day, in che condizioni, quanti siano gli assenti, come gli assenti abbiano influito non tanto sul risultato, quanto sulla preparazione della partita. E ancora: dovrebbe considerare se si abbia avuto tempo in settimana di preparare la partita e quanto, se alcuni giocatori fossero in condizioni precarie. Se quella gara fosse da considerare inserita in un ciclo di gare ravvicinate trattate a livello di preparazione (anche solo atletica) in modo analogo o diverso. Un’analisi della partita dovrebbe tenere conto anche della sfiga (che nel calcio esiste: se prendi 5 pali, magari puoi lo stesso fare mille critiche tattiche, ma sticazzi te ne entrava uno e vincevi), dell’arbitraggio, delle condizioni del terreno di gioco, delle condizioni climatiche. Tutto questo per restare solo alle cose “osservabili”, perché poi ci sono le dinamiche interne di gruppo, ci sono i rapporti tra singoli giocatori, c’è l’alchimia che si è creata o meno fra alcuni di loro, c’è la fidanzata che litiga con un calciatore alla vigilia di un match, c’è un figlio o una figlia col raffreddore che preoccupa, ci sono i cagotti, c’è tutto un mondo. Tutto questo, assieme alle strategie tattiche delle due squadre e alla loro analisi, concorre a formare un giudizio sulla partita che possa avvicinarsi ad un giudizio esauriente.
Come detto, lo scopo di un’analisi tattica è essenzialmente didattico e prende in considerazione i soli aspetti tattici, per definizione. Si prescinde volutamente (quindi è inutile tirarli ogni volta in ballo) da tutti gli altri fattori che non sono tattici proprio perché si analizza solo il campo, ciò che avviene nel rettangolo di gioco e che dipende dalle due squadre, dalle mosse e contromosse degli allenatori e dagli errori o dalle cose fatte bene dei giocatori.
Scopo didattico che vuol dire? Che gliela si può insegnare ad un allenatore professionista? Ovviamente no. Vuol dire che osservare con costanza (dopo ogni partita) alcuni aspetti (quelli controllabili da te) di una partita, può essere utile a capire le difficoltà di una squadra, la sua evoluzione, le sue problematiche da migliorare e quelle dei singoli.
Ma l’analisi tattica, forse è il caso di esplicitare anche questo, è limitata a sua volta e ne siamo consapevoli noi per primi. Per essere completa, sarebbe necessario unire una visione diretta della gara dallo stadio, dove si ha un campo visivo “libero” e più ampio e dove si possono seguire anche i movimenti senza palla e per reparti, con la visione della gara dalla televisione, dove le telecamere seguono solo il pallone (motivo per cui, spesso e volentieri, abbiamo preso in considerazione video di tifosi fatti dallo stadio come quelli del buon Pagno72) e ti limitano nell’osservazione.
Nonostante ciò, un’analisi tattica fatta bene è molto utile, come dicevo all’inizio, se si ha (ma bisogna avercela) un’apertura mentale tale da capirne appunto l’utilità.
Arriviamo alla seconda accusa, quella dell’autoreferenzialità. Sempre una dozzina di anni fa, c’era la passione per quello che si provava a fare, ma pochi strumenti a disposizione. Non intendo necessariamente quelli tecnologici (anche se ricordo che sia io sia il buon Fabio ci mettevamo lì a fare un centinaio di fotografie con il cellulare alla televisione, cercando di cogliere il momento giusto e ripetendo più e più volte gli scatti fino a trovarne uno buono), ma anche proprio di studio.
Nella redazione di AterAlbus ora abbiamo un paio di diplomati SICS in “Match Analysis”, Luca e Michele, con certificazione da video analista tattico. Capisco che ognuno di noi si senta esperto tuttologo e che se il calcio fosse solo da leggere e ascoltare e non da scrivere e parlare, sarebbe noioso e probabilmente non verrebbe seguito con tanta passione. Però dal “tutti possiamo parlarne” (sacrosanto, io ne sono l’esempio perfetto non avendo mai praticato calcio) al “nerd segaioli” nei confronti di chi studia la materia che vi propone e partecipa a corsi riconosciuti (sui quali ad esempio insiste da anni Antonio Gagliardi, usandoli e coordinandoli sia per la Nazionale A che per tutte le Nazionali giovanili italiane e ora per tutte le squadre della Juventus), ce ne passa.
Abbiamo anche gente che ha lavorato e lavora nel calcio come allenatore (Davide e Francesco hanno il patentino UEFA B, Massimo è stato allenatore di C1 di futsal, Enry è stato osservatore in Lega Pro e responsabile di settori giovanili, Roberta è stata dirigente di B e A2 di calcio femminile, Francesco Federico è osservatore e data analyst WyLab, ecc…) e, tutti insieme, cerchiamo di analizzare quanti più aspetti possibile, provando a unire le nostre competenze specifiche (ovviamente limitate, o non lo faremmo per hobby) con discussioni redazionali e confronti quotidiani, per tentare di fare le migliori analisi possibili tenuto conto come detto di tutte le limitazioni del caso.
Ci riusciamo? A volte meglio, a volte meno. Tutti noi, però, quando vi proponiamo queste analisi attingendo da esperienze personali o studi specifici, lo facciamo consapevoli che l’analisi tattica, che rimane solo tattica, è la visione personale di un evento. E che, in quanto tale, si può essere d’accordo o meno. E ci sono analisi più convincenti e analisi meno convincenti. Non solo quindi non la si vuole e non la si può spiegare a Pirlo e al suo staff (come detto e lo ripeto, lo scopo “didattico” è quello di cercare di capire noi per primi in cosa dovrebbe migliorare la squadra che commentiamo per passione), ma non si vuole nemmeno spiegarla a voi.
Vorrei che fosse chiaro questo concetto, quindi lo piazzo qui alla fine che è più facile ricordarselo. Noi ci divertiamo a commentare la Juve, a discuterne tra di noi e, lo sapete, a discutere con voi. La verità è semplicemente questa, altrimenti non lo faremmo da anni, senza beccare un euro, anzi addirittura finanziando questa passione. Non è autoreferenzialità: è avere coraggio di mettersi in gioco e confrontarsi. Per creare un sito web, oggi, bastano pochi click e non serve nemmeno essere un esperto; per fare un podcast basta una chat Telegram e la app ti registra e ormai ti invia pure un comodissimo mp3 pronto per la distribuzione. Nessuno di noi ha accesso a strumenti privilegiati rispetto a voi. Noi, semplicemente, lo abbiamo fatto e ci divertiamo a farlo.