Quella che si è consumata ieri è stata senza dubbio una delle giornate più importanti della recente storia bianconera. L’invito che vi rivolgo perciò è quello, come sempre, prima ancora di inoltrarvi nella lettura dell’articolo, di seguire integralmente in audio/video la conferenza stampa indetta da Andrea Agnelli e dagli avvocati Briamonte, Chiappero e dal prof Landi (link Radio Radicale) in modo da poterne discutere assieme evitando di essere influenzati delle speculazioni giornalistiche che, come sempre, la faranno da padrone in queste ore e nei prossimi giorni (ovviamente si darà importanza esclusiva ai botta e risposta da bar, mentre nel merito nessuno ci spiegherà nulla). Ciò che vi propongo è quindi una ricostruzione, spero chiara, di quelli che saranno i prossimi passi annunciati dalla Società, nel tentativo di chiarire quanti più dubbi possibile. Proverò infine a metter giù, se ci riuscirò, un commento non tanto di natura giuridica (spero sia tutto chiaro dalla spiegazione e ci sarà comunque modo di approfondire nei prossimi giorni), quanto emotivo.
Iniziamo con l’iter giuridico presentato. Sostanzialmente, le azioni legali che la Juventus porterà avanti verteranno su due provvedimenti formalmente distinti anche se intimamente connessi tra loro sia sul piano giuridico che sportivo in senso stretto: 1) il provvedimento del 26 luglio 2006 con il quale l’allora commissario straordinario Guido Rossi certificò lo “scorrimento” della classifica del campionato con “conseguente” assegnazione dello Scudetto all’Inter e 2) il provvedimento del 18 luglio 2011 adottato dal Consiglio Federale a seguito della presentazione dell’esposto della Juventus con respingimento della richiesta di revoca “in autotutela” del provvedimento a suo tempo adottato di cui al punto 1. Abbiamo ampiamente discusso di entrambi, a lungo. Ad ogni modo «la Juventus ritiene che entrambi i provvedimenti debbano considerarsi illegittimi», come sottolineato dal prof. Landi. Che ha aggiunto come «le azioni che verranno poste in essere tendono ad accertare le illegittimità amministrative di questi due provvedimenti». La prima, già formalmente espletata (come confermato dal CONI nel tardo pomeriggio di ieri), è la presentazione di un ricorso presso il TNAS. Alla base della contestazione il fatto che, mentre i “Tresaggi” – appositamente consultati nel 2006 – riconobbero al prof. Rossi un potere “discrezionale” (attivo, ma anche passivo) di decisione sull’assegnazione o meno dello Scudetto revocato alla Juve (dopo attenta valutazione che escludesse anche solo il dubbio di una irregolarità dell’intero campionato ovvero della squadra beneficiata dalla nuova assegnazione), il Consiglio Federale, nel 2011, ha negato la possibilità che si possa esercitare tale potere entrando in evidente contraddizione (anche con i precedenti in materia). E’ palesemente errato in diritto, inoltre, il passaggio delle motivazioni della “non decisione” (così la chiama Andrea, con buona pace di Abete) del luglio scorso nel quale si sostiene come la FIGC non potesse agire in autotutela (con conseguente revoca dell’atto di assegnazione dello Scudetto all’Inter) causa mancanza di un atto amministrativo formale di assegnazione del titolo stesso da “superare” o revocare: anche in questo caso la decisione adottata da Guido Rossi, legittimata dai Tresaggi e anzi addirittura propedeutica per una qualsiasi risoluzione della controversia, anche se mai messa nero su bianco, fu evidentemente posta in essere, anche se tacitamente. Non potrebbe essere interpretato diversamente. L’ultimo passaggio che proprio non è andato giù è stato infine la negazione contestata alla Juventus della possibilità di presentare essa stessa un’istanza in autotutela poiché non titolare di “una posizione individuale qualificata”, «altrimenti c’è da pensare che quella che viene chiamata la legittimazione, che è un concetto strettamente giuridico, è diventato un concetto di natura metafisica», ha tuonato un incredulo Landi. La Juventus, come vedremo, era in realtà il primo se non l’unico soggetto qualificato (ci torneremo in seguito, cortesia Ruggiero Palombo) a chiedere la revoca del provvedimento di assegnazione del cartonato, e non (solo) per un discorso sportivo. Alla richiesta di accertamento dell’illegittimità degli atti, la Juventus – contestualmente – ha presentato al TNAS (preferito proprio per questo all’Alta Corte) una richiesta di risarcimento danni (non quantificata), anche perché «qualsiasi provvedimento illegittimo produce un danno quantificabile», ha ricordato Landi (nota: da segnalare e ricordare nei secoli la battuta di Chiappero: «Abbiamo scelto il TNAS anche perché così l’Inter, se vuole, il tavolo lì c’è, perché è previsto dalla legge». Fuori di battuta, significa che è chiamata direttamente in causa, oltre alla FIGC). Saranno gli stessi arbitri eventualmente a quantificare con una valutazione equitativa. Il giudizio terminerà (si prevede nel prossimo autunno) con un lodo che eventualmente, se non soddisfacente, sarà impugnabile in sede amministrativa (TAR del Lazio ed eventuale appello al Consiglio di Stato). Ad ogni modo, precisa lo stesso Landi, non si farà “sfilare” il termine di decadenza previsto per l’eventuale ricorso (tranquilli, quindi: è segnato con circoletto rosso nell’agenda degli avvocati).
Il secondo passaggio sarà la presentazione di un esposto al Procuratore Regionale Lazio presso la Corte dei Conti, «per la semplice ragione che essendo la FIGC inquadrata in un sistema governativo che è il CONI che è un ente pubblico, che è soggetto al controllo erariale della Corte dei Conti, è da ritenere che la stessa Corte dei Conti abbia il compito di ponderare la legittimità sul piano erariale contabile degli atti possi in essere dalla Federazione stessa» e – benintesi – la responsabilità erariale è personale dei singoli soggetti che eventualmente abbiano agito illegittimamente (Guido Rossi, Abete, i consiglieri federali, ecc..) e non astrattamente “della FIGC”. Si prevedono parecchi mal di pancia, quindi. Le altre azioni previste e annunciate saranno infine la presentazione di un esposto al Prefetto di Roma e al Ministro dell’Interno (perché la FIGC è un ordinamento nell’ordinamento, ma è soggetto a “vigilanza governativa” di natura amministrativa), uno al delegato sul Controllo della Gestione presso il CONI e, infine, importantissimo e sorprendente, uno all’Executive Committee dell’UEFA (Platini batti un colpo). Non si ricorrerà quindi al TAS di Losanna, ma lo si bypasserà rivolgendosi direttamente “all’organo degli organi” (cit. Briamonte), il tutto tenendo comunque a mente quanto annunciato dal Presidente Agnelli, ovvero come: « questo è un inizio delle azioni e può non essere un elenco esaustivo delle azioni che andremo a intraprendere».
Piccola parentesi doverosa: proprio l’esposto annunciato presso l’UEFA, come correttamente evidenziato (!) da Piccioni della Gazzetta, assume una valenza fondamentale e rischia di mettere fuori gioco la FIGC (e non solo). Nel presentarlo, infatti, si terrà conto non solo del provvedimento del 2006 e di quello del 2011 di cui abbiamo parlato, ma anche e soprattutto di quanto eventualmente colpevolmente accaduto nel periodo compreso tra i due provvedimenti. Il calcio italiano, insomma, a parere della Juventus sarebbe colpevole della disparità di trattamento venutasi a creare (non facendo ad esempio nulla per evitare la prescrizione dell’Inter), e avrebbe perciò violato il principio di “lealtà” verso i propri associati che è tra l’altro quello cardine che aggrega tutte le federazioni nazionali sotto l’egida dell’UEFA. Qualora tali responsabilità dovessero essere accertate, «chiederemo l’invio dei caschi blu (chiaro il riferimento ad un possibile commissariamento, ndr)» o comunque la comminazione di opportune sanzioni, ha detto neanche troppo tra le righe l’avv. Briamonte.
Esaurito il discorso sulla “scaletta” da percorrere (ad oggi), e tenendo per un attimo da parte la questione della revisione ex art. 39 delle sentenze sportive (ci torniamo alla fine), andrebbero probabilmente chiariti un paio di concetti. Qualcuno di voi si sarà chiesto – altrimenti l’ha fatto Ruggiero Palombo, durante la conferenza, permettendoci di chiarire ogni dubbio – cosa gliene possa importare alla Juventus dell’assegnazione dello Scudetto all’Inter (io in primis, lo ammetto) e, soprattutto, come questo possa aver provocato un danno patrimoniale alla Juventus. Insomma, se prima non si procede alla contestazione delle sentenze sportive del 2006 e non si prova di meritare quel titolo (al posto dell’Inter), sarebbe « la squadra quarta classificata – per dirla con le parole di Palombo – che avrebbe subito eventualmente un danno, fino a che sono considerate valide le sentenze della giustizia sportiva». Il chiarimento l’ha fornito Briamonte citando un esempio chiarissimo (e serve anche a dimostrare la piena legittimità della Juventus a presentare istanza in autotutela): alla prima classificata del campionato 2005/06 l’UEFA garantiva il 40% della distribuzione dei diritti televisivi, alla seconda il 30%, alla terza (l’Inter) e alla quarta il 15%. Assegnando formalmente lo Scudetto all’Inter (altrimenti terza) per “scivolamento” della classifica, i nerazzurri hanno visto accrescere le proprie entrate dal 15% al 40%. Se si fosse deciso di “non assegnare” loro lo Scudetto e si fosse semplicemente invalidato l’intero campionato (come successo nell’unico precedente, al Torino) lasciando non assegnato quello Scudetto (e sostanzialmente inalterata la classifica), quel 40% sarebbe spettato di diritto alla Juventus prima in classifica anche se privata del titolo di Campione d’Italia (sono due riconoscimenti autonomi, come tra l’altro spiegato molto bene proprio dai “Tresaggi” nella loro relazione). Insomma: legittimati e pure derubati (sportivamente ed economicamente), secondo la Juve.
Sempre rispondendo ad una domanda sulla quantificazione del danno subito, Briamonte ha poi precisato, in giuridichese, come tutto dipenda dall’esito degli accertamenti: «Delle due l’una: o nel 2006 gli accertamenti e le successive decisioni furono frutto di grave negligenza tale per cui furono prese (decisioni, ndr) senza tutti gli elementi, con elementi parziali o sottovalutando alcuni elementi, ed allora le ragioni di danno derivano dalle quelle decisioni del 2006 (la colpa grave è presupposto per la richiesta di un danno erariale, ndr), ovvero il fatto che oggi – nonostante ci sia il materiale probatorio idoneo a far sì che sia ben chiaro quale era il panorama che riguardava tutti i tesserati e tutte le società che si comportarono in quel modo nel 2006, confermare quelle decisioni – e quindi l’affermazione di quella iniquità – è l’affermazione di quella ingiustizia (e non è più negligenza, ma qualcosa di peggio, ndr)». In altre parole: «Il discorso è molto semplice: o il danno è stato creato nel 2006 quando non è stata messa la x, oppure il danno è stato creato nel 2011 quando doveva essere messa la x e non è stata messa alla luce del nuovo materiale». Cosa cambia? Cambiano i soldi che si potranno chiedere: «In base a quale sarà l’esito delle decisioni degli accertamenti che noi abbiamo messo in atto avremo una certificazione del danno che varierà, perché se l’errore – diciamo così – è stato compiuto nel 2011 ci sarà un certo tipo di danno patrimoniale, d’immagine e morale; se viceversa l’errore fosse riconosciuto direttamente dal (le decisioni prese nel, ndr) 2006 i danni sarebbero ugualmente diversi».
Anche qui, va sottolineato un particolare interessante: «In entrambi i casi ovviamente questi comportamenti sono frutto di danni per la società Juventus e di responsabilità – ci tengo a dirlo – personali e patrimoniali dei singoli soggetti sia a titolo di danno civile nei confronti delle società sia a titolo di danno erariale nei confronti della Pubblica Amministrazione che costoro essendo pubblici ufficiali rappresentano. Danni dei quali ovviamente noi chiediamo il ristoro». Guido Rossi & co. sono avvisati.
E passiamo agli Scudetti, il 28 e il 29, ovvero all’argomento che poi, alla fine, sta più a cuore a tutti noi tifosi che non hanno due lauree. Sull’argomento, opportunamente interpellato, Andrea Agnelli ha ribadito il concetto più volte espresso, ancora una volta: «Quello che dobbiamo attendere è chiaramente l’esito dei procedimenti (a Moggi e Giraudo, ndr) aperti a Napoli. Una volta che questi si saranno conclusi avremo tutti gli elementi per valutare se ed in che modo poter richiedere gli altri due Scudetti». Gli ha fatto eco l’avv. Chiappero, che ha aggiunto a maggiore chiarezza: «Per riavere lo Scudetto 2004/05 occorre un provvedimento importante che non può che arrivare da un giudice penale e quindi ovviamente attendiamo quello che sarà l’esito dei procedimenti (Moggi e Giraudo, ndr) di Napoli. Il 2005/06 è slegato da Napoli, perché fu un anno dove non ci fu nessunissima violazione né contestata né a carico di alcuna società e tantomeno della Juventus: venne “toccato” perché (nel 2006, ndr) si doveva in qualche modo rendere “concreta” la sanzione dell’anno 2004/05 che era ormai finito e quindi non si poteva fare altro che revocare lo Scudetto. E’ quindi indipendente da Napoli, e questo è il passaggio necessitato attraverso il quale noi vogliamo arrivare a dire che il 2005/06 è della Juventus, come titolo di Campione d’Italia. E il primo passaggio è quello di passare attraverso la revoca di un’ assegnazione (all’Inter, ndr) che a nostro giudizio non è stata corretta a suo tempo e che deve essere eliminata oggi».
Rispondendo a precisa richiesta di chiarimento, inoltre, un infastidito Agnelli ha bacchettato come “strumentalizzazioni” i discorsi nati da quella sua famosa affermazione (intervista a Monti in Gazzetta nella quale parla di “tre gradi di giudizio” da attendere) e ci ha tenuto a precisare (c’è da prenderne atto con soddisfazione, polemiche a parte): «Quando parlo del terzo grado di giudizio è chiaro che è a quel punto che si mette la parola fine definitiva. Quando uno arriva al terzo grado non c’è più spazio di interpretazioni. Poi che uno inizi le azioni al termine del primo grado di giudizio può tranquillamente esserlo. Quando io ho fatto quella affermazione era per definire che il terzo grado di giudizio mette la parola fine. Questo non vuol dire che uno non possa iniziare prima». Sempre sulla necessità di aspettare Napoli, infine, Chiappero ha ribadito un concetto che già mi era stato espresso, e che trovo quindi confermato: «Se il mondo dello sport non è in grado a fronte di una relazione di Palazzi di cento pagine di prendere un provvedimento conseguente, io mi chiedo come si possa oggi investire questi organi della giustizia sportiva e dunque anche il mondo dello sport di una possibile revisione (non avendo neanche una sentenza a favore, ndr): bisogna per forza di cose aspettare che ci sia qualcuno di autorevole che metta la parola fine dal punto di vista penalistico (con un’assoluzione, ndr)». La risposta più bella, comunque, è arrivata verso la fine. A domanda specifica: «Esiste un atto che può mettere la parola fine a Calciopoli e che “accontenti” la Juve del tutto?», così ha risposto il Presidente: «Per me il giorno in cui metterò la parola fine è il giorno in cui quei due Scudetti noi li rimettiamo di nuovo nella nostra bacheca», e deve essere necessariamente questa la dichiarazione del giorno da sottolineare e sbandierare ai quattro venti.
Proprio sulle note di quest’ultima splendida affermazione, passando ai commenti, ci terrei a condividere con voi la gioia provata nell’ascoltare punto per punto, e in punta di diritto, una difesa coraggiosa e puntuale della Juventus. Come molti di voi, ad un certo punto avevo cominciato a convivere con la tremenda convinzione che alla fine di questa gloriosa Società importasse (solo) a noi tifosi, e basta. Come voi, ho fatto pensieri brutti. La sensazione, dopo aver ascoltato ieri il Presidente e i suoi avvocati, è che finalmente si possa tornare ad avere fiducia, a tendere la mano e a deporre l’ascia di guerra. Intendiamoci: mi riferisco a quella usata a volte contro la stessa Juventus, perché per il resto si andrà in fondo fino alla fine, cortesia Luciano Moggi. E’ vero, e mi rivolgo ai più “critici”: non abbiamo ancora sentito pronunciare la fatidica frase contenente un tanto atteso riferimento all’art. 39, ma il discorso, così come globalmente presentato (e Chiappero è una garanzia), può risultare sicuramente condivisibile e far ben sperare anche per il futuro, essendo rimaste aperte tutte le porte. In un dialogo avuto tempo fa con una persona che per correttezza non nominerò, mi fu chiesto di mettere da parte l’ansia eccessiva (inevitabilmente accumulata dal 2006, aggiungo) poichè la Società avrebbe dimostrato, passo dopo passo, che le battaglie che “ad oggi” si possono combattere e vincere le avrebbe combattute, passo dopo passo. Continuerò personalmente a pretendere il massimo e a “vigilare” (cit.), senza fare mezzo passo indietro, perché sono state spese parole importanti, ma sono anche state annunciate iniziative altrettanto importanti che vanno portate a termine. Ma, permettetemi, è finalmente dolce la sensazione, per una volta, di essere in mani capaci e volenterose di voler andare fino in fondo. La Juventus è rinata e, anche a giudicare dalle risposte a caldo di Moratti (“Spero vada in vacanza così si rilassa”) e Abete (“Non guardo nello specchietto”), è andata a toccare un tasto dolente che farà male (o bene, dipende dai punti di vista: diciamo bene) a questo calcio italiano che ha perso ogni credibilità. «Quando vi è una così palese disparità di trattamento, al di là dei soldi e del discorso economico, è a rischio l’intero sistema», che per questo verrà “sterilizzato”. Saltasse del tutto, non ci sarebbe che da brindare per una rinascita non solo della Vecchia Signora, ma anche di quel mondo che si è creduto pulito dal 2006 e che invece non ha fatto che dimostrare, all’italiana, che “si stava meglio quando si stava peggio”.