Uno dei capisaldi dell’accusa nei confronti del “sistema Moggi” è stato il presunto irregolare svolgimento dei sorteggi arbitrali, tanto che il dott. Francesco Saverio BORRELLI, nella sua relazione consegnata a Stefano PALAZZI, ha dedicato ben 16 pagine all’argomento. Il sorteggio tramite griglie fu introdotto per la prima volta dopo il consiglio federale del 29 luglio 1999 e modificato successivamente il 28 luglio 2000 e il 21 agosto 2003, modellandolo di volta in volta in base all’esperienza acquisita. Si è arrivati così alla formulazione definitiva, grazie anche ad una modifica mai comunicata ufficialmente ma decisa internamente, che prevedeva per la stagione oggetto di indagine che “ad ogni giornata del Campionato le 21 gare di Serie A e B vengono divise in tre griglie” ciascuna di almeno 3 partite, con i designatori che “per ogni giornata decidono quali gare inserire nelle tre griglie” sostanzialmente in base alla loro difficoltà. “In ogni griglia saranno inseriti un numero di arbitri pari al numero delle gare che le compongono”, anche qui scelti in base allo stato di forma e alla loro bravura. La “grigliata” quindi sarà – per semplificare – un dividere per gruppi partite ed arbitri, in base rispettivamente alla difficoltà tecnica e alla capacità del fischietto di turno di poterla meglio interpretare. Senza entrare ulteriormente nei dettagli, vi era comunque sempre il sorteggio a decidere gli abbinamenti, mentre l’unico “potere” dei designatori era proprio quello di “valutare” gli arbitri di volta in volta più meritevoli: i più bravi in prima fascia, i meno bravi in seconda, i meno bravi ancora in terza. Per quanto riguarda invece gli assistenti, faceva fede il già citato comunicato ufficiale FIGC del 29 luglio 1999 che al punto 3 recitava: “la CAN designerà direttamente gli assistenti dell’arbitro ed il quarto ufficiale di gara”.
I Carabinieri del Nucleo Operativo di Roma hanno svolto indagini sul posto solamente in due occasioni: una nella sede AIA di Roma, il 31 gennaio 2005, ed una seconda volta presso il Centro tecnico federale di Coverciano il 13 maggio 2005. In entrambe, il notaio non si sarebbe accertato del contenuto delle buste (con le palline da estrarre) e non avrebbe controllato “l’integrità, il peso, la temperatura o altre caratteristiche non individuabili con il solo controllo visivo delle palline utilizzate per l’estrazione”. Tanto è bastato, sommato alle dichiarazioni rese ai Carabinieri dal 28enne Manfredi MARTINO (allora unico rimasto come segretario della CAN ed addetto che materialmente stampava i bigliettini da inserire nelle palline e si occupava di evidenziare eventuali preclusioni arbitrali) per parlare di sorteggi truccati. Secondo quanto dichiarato, il mancato controllo poteva in qualche caso rendere “riconoscibili” le sfere, con la conseguenza di approfittarne per determinare un accoppiamento. “Tale usura riguardava in modo particolare le sfere di colore giallo contenenti i biglietti indicanti gli arbitri, mentre erano di numero inferiore quelle verdi (partite con preclusioni) e rossi (senza preclusioni) che presentavano tali segni distintivi”. Passo indietro: PAIRETTO estraeva le palline verdi e rosse delle partite. Dopo, un giornalista scelto dall’USSI e comunicato ai designatori solo durante il sorteggio, estraeva la pallina gialla (quella riconoscibile). C’è qualcosa che non torna. “In pratica PAIRETTO, a cui spettava l’onere di scegliere la palla verde o rossa relativa alle partite, nel caso in cui era necessario abbinare una scelta arbitrale individuata dai designatori, temporeggiava con scioltezza per qualche istante in attesa che il giornalista designato provvedesse a prendere la pallina gialla”. In particolare, secondo MARTINO “Ciò è avvenuto sicuramente per l’incontro Milan-Juventus quando è stato sorteggiato l’arbitro COLLINA. Ritengo che quella volta i designatori volessero proprio far arbitrare quella partita a COLLINA, unanimemente considerato il miglior arbitro, nel senso che le polemiche che avevano preceduto quella partita probabilmente consigliarono di andare “sul sicuro”… Ricordo adesso (ma la mia è solo una sensazione) che BERGAMO fece una specie di colpo di tosse strumentale in occasione del movimento di scelta della sfera da parte del giornalista”.
Stop. Questo è tutto. Non vi è alcuna intercettazione utilizzata a supporto, alcuna testimonianza investigativa raccolta, alcun filmato che mostrasse un’operazione sospetta, nessun sospetto avanzato da alcun giornalista, né diretto protagonista del sorteggio né semplice spettatore dello stesso: soltanto un “ma la mia è solo una sensazione” del Manfredi MARTINO riguardante una partita, Milan-Juventus (che decideva lo Scudetto), nella quale – se manipolazione vi fu – avvenne di certo non in favore della Juventus, ma semmai per scegliere l’arbitro migliore disponibile (e COLLINA, eufemismo, era più “vicino” come frequentazioni telefoniche e non al Milan..).
Ciò detto, successivamente alla relazione e precisamente in data 6 novembre del 2009, alle difese dei designatori e di Luciano Moggi è bastato contro esaminare MARTINO per fargli dire alcune cose interessanti. La prima dichiarazione a verbale: “Guardi, il sorteggio: ho sentito prima che rileggeva il mio verbale (citato prima nella ricostruzione, ndr) ed è sempre stato, a differenza di quanto comunque lì ho dichiarato e anche sottoscritto, prima il sorteggio della pallina della partita e poi il sorteggio della pallina dell’arbitro da parte del giornalista. Ripeto, se poi nel frattempo è mai successo di una eventuale irregolarità da parte di questa prassi io non sono in grado di dirlo, posso dire che la maniera per cui – mi sembra di ricordare fu la domanda che mi fu posta – si poteva tra virgolette aggirare il discorso del sorteggio era quella che non so se bene o male ho descritto nel verbale che ha letto il dott. NARDUCCI”. Tradotto, una marcia indietro che rende inutile quanto raccolto da BORRELLI, e che anzi getta ombre sul modo in cui l’interrogatorio è stato svolto dai Carabinieri: questi infatti, certi a prescindere dell’irregolarità del sorteggio, non fanno che chiedere a MARTINO come si poteva eventualmente aggirare i controlli, e lui non fa che pensare a delle ipotesi, e fare “a sensazione” un esempio. Ma non è tutto. Nello specifico di quel Milan-Juventus, infatti, essendo stato come detto il giornalista ad estrarre per ultimo la pallina ed dovendosi escludere categoricamente un suo coinvolgimento (e quello del notaio e di tutti i giornalisti presenti), il colpo di tosse di BERGAMO risultò essere, in realtà, “casuale”. Questa l’ammissione resa in tribunale: “Poteva capitare soprattutto nel momenti cruciali della stagione… in particolare nel momento in cui erano attaccati dai giornalisti o che le cose non erano andate bene… poteva avere anche… una cosa nervosa… per cui poteva tossire, ecco”. Non certamente un “segnale” da rivolgere ad un complice. Insomma neanche quella partita. Niente di niente.
Non vi è alcuna testimonianza su sorteggi truccati se non questo tentativo di colpo di tosse smentito in aula da MARTINO il quale, ad onore della cronaca, parla anche di un paio di circostanze in cui gli fu chiesto dai designatori di inserire un particolare bigliettino in una pallina (comunque quella rossa o verde delle partite), circostanze non meglio precisate (una partita riguarderebbe la Serie B, quindi senza conseguenze per la Juventus, e l’altra non è stata mai specificata). Tale “confessione”, stranamente, non è mai stata verbalizzata nei 12 (dodici) interrogatori sostenuti nel 2006 davanti ai Carabinieri, ed è “spuntata” fuori esclusivamente in aula. Oltre a mancare le prove (e addirittura la collocazione temporale della fattispecie), però, manca soprattutto il collegamento eventuale con Luciano MOGGI e/o con la Juventus. Insomma se in occasione del colpo di tosse di BERGAMO per MARTINO si volle volontariamente scegliere COLLINA di certo inviso alla Juventus, non si capisce perché in queste due mai-denunciate-prima situazioni sarebbe dovuto invece accadere il contrario, soprattutto visto che come detto un sorteggio riguardava esclusivamente la B.