La Juventus non è mai stata vista, a livello internazionale, come la meta ideale per lanciare e valorizzare i giovani (dove per giovani si intenda gli under 21, come nel resto del mondo).
Pogba è stata una straordinaria eccezione, il colpo della vita, quello che di solito definisce una carriera (di Marotta e di Raiola, in questo caso): la dirigenza bianconera lo ha acquistato dal Manchester United ancora 18enne e con uno storico di 71′ complessivi giocati in Premier League, gli ha offerto un contratto importante e, senza fargli disputare nemmeno un minuto con la Primavera, lo ha aggregato immediatamente in prima squadra facendogli giocare 1.741′ in Serie A e 342′ in Champions League già nella prima stagione. E’ vero: merito suo che è esploso già dopo pochissime partite dimostrando di essere davvero un predestinato. Ed è vero: era un giovane già molto quotato quando lo prendemmo (qualcosa più di una “promessa”). Per strappandolo a Sir Alex Ferguson e alla concorrenza internazionale, non sarebbe certamente stato sufficiente promettergli un futuro immediato da titolare nell’11 di Mister Baroni, nè un prestito al Chievo Verona “per giocare”: la Juventus ha dovuto fare esattamente quello che ha fatto, ovvero trattarlo da subito come un elemento da prima squadra e metterlo alla prova, senza indugi. Gli ha dato la garanzia che, se si fosse messo in mostra, avrebbe giocato senza pregiudizi sull’età. E così hai fatto.
Il messaggio che lui ha mandato al mondo è stato “Sono forte”; quello che ha mandato la Juventus è stato “Attenzione, giovani e procuratori: abbiamo lanciato un 18enne e in 3-5 anni rischia di valere 100 milioni”. O meglio, lato giocatori: “… e in 2-3 anni rischia di diventare uno dei calciatori più pagati e quotati d’Europa” (perchè un 18enne che esplode nella Juventus conquista automaticamente credibilità e visibilità straordinarie). Ci si è proposti, insomma, come club in grado di fare un investimento “vero” su un giovane di alto livello, lo si è convinto offrendogli un buon progetto e una possibilità reale di crescere e dimostrare il suo valore e soprattutto – cosa fondamentale e non necessariamente scontata – si è dato seguito alle promesse.
Con Coman, la Juve ha fatto un’operazione filosoficamente molto simile. Il ragazzino era un giocatore che Paratici e Nedved seguivano già da un paio d’anni e stravedevano per lui: appena si è aperto un varco, lo hanno contattato sfruttando il fatto che fosse in scadenza, gli hanno proposto un’operazione “alla Pogba”, gli hanno promesso la prima squadra da subito e non Primavere e Sassuoli vari e lui ha scelto la Juventus dove, nella prima stagione in bianconero, ha collezionato 494’ in Campionato (con 5 presenze da titolare) e 4’ in Champions League, compresa una cameo nella finale di Berlino. Anche se non con gli stessi risultati di Pogba (giocatore comunque di altro livello), abbiamo dato anche a lui la possibilità di mettersi in mostra e di giocare gradualmente qualche minuto fino a farsi conoscere in tutta Europa: da giovane fenomeno da Football Manager senza minutaggio nel suo PSG a giovane realmente in rampa di lancio con vetrina internazionale importante.
A Torino si ritrovano perciò con ben 2 giocatori giovani lanciati “veramente” e presi a zero, con un possibile ritorno economico in caso di cessione che si prospetta per entrambi mostruoso. Ora, dovesse la Juve individuare un altro giovane talento prossimo allo svincolo, avrebbe sicuramente argomenti più che validi per proporsi come alternativa credibile agli altri rinomati top club europei (Arsenal, Barcellona, ecc…) che da anni fanno del lancio dei giovani il loro punto di forza. “Vuoi essere il nostro nuovo Pogba? Vuoi esordire in una finale di Champions League a 18 anni come Coman?”. Si è costruito qualcosa, dal nulla, sfruttando il colpo della vita e si è proseguito mettendo a segno, immediatamente dopo, quello dell’anno. Proprio per questo, nella rosa 2015/16, Coman sarà sempre e comunque almeno il quinto attaccante bianconero. Cederlo in prestito (contro la sua volontà) significherebbe cancellare quanto di buono costruito a livello comunicativo e tecnico e tornare la Juve dell’usa e getta. Che vincerebbe probabilmente uguale, per carità, ma che alla prossima occasione di un colpo (aggratis) alla Pogba/Coman, troverebbe la strada più in salita invece che spianata poichè i calciatori giovani osservano i loro colleghi e vogliono una sola cosa: non essere presi in giro e avere quanta più probabilità possibile di esplodere in breve tempo, bruciando le tappe.
Se la Juve dovesse per ragioni economiche, tattiche o di opportunità decidere di cederne uno dei due o entrambi, rispettando i patti, ne uscirebbe comunque bene agli occhi di possibili nuovi wonderkids: saprebbero che a Torino potrebbero mettersi in mostra e arrivare (con guadagno economico sia della società che loro) al Bayern Monaco, piuttosto che al Barcellona o ad un altro top club disposto a investire una montagna di soldi e a dargli un’altra possibilità, ancora più grande. Meglio tenerli, ma in alternativa farci dei soldi schifo non fa.
Sarebbe una win-win situation, nata semplicemente dal coraggio e dalla coerenza con la quale sono stati trattati. Rovinare quanto costruito sarebbe davvero un peccato.