Abbiamo già esaminato la questione plusvalenze in un altro articolo. Ora, con lo stesso format (vi è piaciuto), proviamo a capirne qualcosa di più sulla famigerata “questione stipendi”. Che abbiamo combinato a ‘sto giro? Sarà un articolo inevitabilmente lungo e diviso in due parti, poiché la materia è complessa e va spiegata bene, ma cercherò di farlo scorrere il più facilmente possibile. Sotto col botta e risposta.
Premessa fondamentale: quanto segue è un sunto delle indagini della magistratura. Ovviamente, è di parte. L’intero impianto accusatorio con le sue teorie, le ricostruzioni, i singoli documenti sequestrati e le telefonate intercettate dovrà comunque eventualmente essere discusso a processo (se si farà un processo) e solo allora i “mezzi di prova” diventeranno o meno delle “prove” e gli “indizi” acquisiranno “valore probatorio”. L’intento di questo articolo non è quello di emettere giudizi, ma far capire quale sia l’accusa. Il mio impegno è comunque quello di continuare a seguire i vari processi (sia il procedimento sportivo che l’eventuale penale) e aggiornare man mano, con la difesa della Juventus e le contestazioni che eventualmente verranno mosse.
Ok. Per cominciare, dammi un po’ di contesto.
Ci troviamo nel marzo 2020, in piena emergenza COVID-19. Il campionato è fermo, c’è incertezza sul futuro, non si sa nemmeno se si ritornerà a giocare, se lo si farà con gli stadi pieni o vuoti. Ci troviamo in quello che (come risulta da alcuni documenti intercettati) la Juventus definisce lo scenario “worst-worst” (peggiore possibile), ovvero “stipendi ai calciatori pagati regolarmente + competizioni sospese” con inevitabili “ripercussioni negative su esercizio attuale e futuro”. Nessuna entrata (da stadio, merchandising) e spese piene: un disastro. Il dubbio allora è: che fare con gli stipendi, visto che non si gioca? Scrive la Juve in un’email intercettata: “Sappiamo che le diverse legislazioni nazionali permetterebbero di adottare misure di sospensione delle retribuzioni in caso di impossibilità sopravvenuta nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato, ma l’attivazione di queste clausole porterebbe sicuramente a contenziosi se applicata spot e non regolamentata a livello di sistema. Infatti, in assenza di accordi o regolamentazioni, i club rischierebbero di dover appostare fondi rischi ed avere ripercussioni sul fronte patrimoniale (valore degli asset)”.
Che cosa fa quindi la Juve?
Iniziano delle discussioni interne dove si studia la strategia migliore per abbassare o spostare un po’ quelle voci (su tutte gli stipendi) che rendono la previsione di bilancio finale ancora più disastrosa, in assenza di direttive e accordi nazionali e internazionali. Il 18.03.2020 Paratici inoltra via email a dei colleghi un foglio con appunti manoscritti chiamato “Piano Covid – Exit strategy” nel quale si legge “Definire accordi calciatori/agenti x spostamento di una % retribuzioni trimestre apr-mag-giu”. Successivamente, la stessa sera, viene trasmesso un file Excel con un possibile scenario. Sarà il primo di diversi ipotizzati della cosiddetta “manovra stipendi”.
Ok. Cosa prevede?
Inizialmente, alla Juve prendono in considerazione la linea dura, ossia di riconoscere “il corrispettivo contrattuale pattuito fino alla data del 25 marzo 2020; qualora dopo il 25 marzo p.v. la situazione continuasse ad essere tale da non consentire lo svolgimento dell’attività dedotta in contratto, si configurerà una impossibilità sopravvenuta della prestazione lavorativa trattandosi di impossibilità sopravvenuta ascrivibile a un evento imprevedibile e in alcun modo imputabile alla società, per il medesimo periodo non sarà dovuta la correlativa controprestazione contrattuale da parte nostra, consistente nell’erogazione del corrispettivo pattuito”. Insomma, dopo il 25 marzo, in caso di perdurare della sospensione del campionato per Covid, la Juve – in questa ipotesi di scenario – avrebbe smesso di pagare gli stipendi per cause di forza maggiore e li avrebbe corrisposti nuovamente solo in caso di ripartenza del campionato. Ma non sono sicuri sia l’impostazione giusta.
Qual è il problema?
Lo scrive la Juve stessa. “L’impostazione di tutte le nostre soluzioni si basa su una premessa/principio molto forte ovvero che l’eventuale lockdown con relativo spegnimento della macchina fa venire meno i nostri doveri di corresponsione degli emolumenti. Non so se tale impostazione è certa e supportata da validi strumenti legali/normativi”. “L’Associazione Calciatori – continua l’email – sulla base delle tante notizie di stampa uscite, ha contattato diversi capitani sostenendo che tale blocco non è né scontato né automatico”. Scrive la Juventus: “Abbiamo due strade: da un lato un accordo quadro collettivo e dall’altro la negoziazione con i nostri calciatori”.
Si sceglie la negoziazione, evidentemente. Credono di poter convincere i calciatori a rinunciare a delle mensilità?
Sono scettici, in particolare Paratici. I calciatori in genere non vogliono rinunciare mai ai soldi. Viene perciò prima ipotizzata una decurtazione del 10% degli stipendi e slittamento del 20%. Ma è troppo poco e non impatta abbastanza. Si pensano diverse soluzioni ma quasi sempre di slittamento si parla. L’ipotesi “rinuncia volontaria” di più mensilità è ritenuta difficile da praticare, quasi irrealistica; quella “forziamo la mano” inopportuna.
Si arriva così al famoso accordo Agnelli-Chiellini. Che cosa prevedeva e qual è il problema? Non si poteva fare?
Con calma. Partiamo dal capire cosa prevedesse. Innanzitutto, si tratta di un foglio sottoscritto dal presidente Agnelli e da Giorgio Chiellini datato 28.03.2020 in cui si prevede che “la prima squadra si riduce la propria retribuzione annuale della stagione sportiva 2019/2020 di un importo corrispondente ai ratei mensili di marzo, aprile, maggio e giugno 2020…”.
Quindi rinunciano a 4 mensilità?
Aspetta! No. Figurati. I calciatori? 4 mensilità? Al paragrafo successivo, si precisa infatti che: “Nelle prossime settimane, società e calciatori perfezioneranno la formalizzazione dei singoli accordi contrattuali, come previsto dalle normative vigenti e in base all’accordo raggiunto, in cui tre dei quattro ratei saranno redistribuiti sui contratti in essere, a partire dalla stagione sportiva 2020/2021”.
Ok. Quindi rinunciano a 4, ma 3 vengono restituiti. Quindi rinunciano a 1 mese.
Di fatto, sì. Questo è il documento (censuro le firme).
Il suo contenuto è stato confermato da tutti i calciatori escussi (interrogati) e dai messaggi pubblicati da Chiellini nella “chat Whatsapp” della squadra.
Cosa dice Chellini?
Tre cose: 1) di non parlare con la stampa (“per questioni legislative di Borsa la comunicazione che uscirebbe è solo della rinuncia ai 4 mesi, è chiesto di non parlare nelle interviste sui dettagli di questo accordo” perché “la Juventus farà un comunicato stampa dove dirà che rinunciano a 4 mensilità per aiutare il club, ribadisco di comunicare solo questo a mezzo stampa”. 2) Andrea Agnelli si sarebbe fatto garante dell’operazione (i calciatori sono restii a fidarsi, quindi serve la garanzia direttamente del presidente). 3) La necessità di sottoscrivere contestualmente due scritture, una di riduzione (delle 4) e una di integrazione (delle 3). Scrive Chiellini: “successivamente saranno contattati i vostri avvocati o agenti e nello stesso momento (su questo ci torniamo, ndr) saranno firmati i contratti validi per questa stagione e per la prossima”.
Quale sarebbe il problema? Ma la Juve non fece un comunicato dicendo le stesse cose?
Non esattamente. Fece un comunicato, ma comunicò solamente la rinuncia ai 4 mesi.
Quindi il problema quale sarebbe? Che non sono stati comunicati i 3 mesi da restituire?
Non è un dettaglio.
Vabbè, però il comunicato dice anche che qualora le competizioni sportive fossero riprese, avrebbero negoziato le eventuali integrazioni. Dov’è il problema?
Ci sono due problemi, per la procura. Uno di date, l’altro di condizioni (fittizie). La Juve propone a tutti la certezza della restituzione delle 3 rate, senza alcuna condizione e senza vincolarla ad alcuna ripresa o meno del campionato. A titolo esemplificativo, questo scrive l’avvocato della Juve all’avvocato di Rabiot. “Il mio cliente propone il pagamento di 3 mesi di stipendio, indipendentemente dal fatto che e da quando riprenderanno le competizioni ufficiali, durante la stagione 2021/2022”. Inoltre, lo si legge proprio nella scrittura firmata tra Agnelli e Chiellini, in caso di trasferimento a giugno del calciatore, e di impossibilità quindi di posticipare i 3 stipendi nella stagione successiva, le 3 mensilità sarebbero comunque garantite come “incentivo all’esodo”.
Cioè?
L’incentivo all’esodo è un bonus che tu dai ad un calciatore quando vuoi convincerlo a trasferirsi in un’altra società. La Juventus si impegnava, nel caso di cessione, a mettere quelle 3 mensilità come incentivo, quindi i calciatori non avrebbero perso niente nemmeno se ceduti.
Ci sono riscontri di questo?
La procura sostiene che i calciatori interrogati avrebbero confermato tutti questa versione (quella che i 3 stipendi fossero garantiti), e che ci sarebbero le side letter tramite le quali pretendevano quegli stipendi e si assicuravano di riceverli.
Ecco, che sono ste side letter di cui si parla tanto?
Come detto, ad ogni calciatore la Juventus ha proposto due distinte scritture, rispettivamente di “riduzione” (rinuncia a 4 stipendi) e di integrazione (diritto a 3 stipendi).
Quindi?
Quindi arriviamo al secondo punto: quello delle date. Questi accordi di integrazione, per la procura e per i documenti che ha raccolto, sono stati predisposti ad aprile. Quindi, ad aprile, sia la Juventus che i calciatori, contestualmente alla rinuncia delle 4 mensilità, erano CERTI che sarebbero state restituite 3 mensilità, senza condizioni, a prescindere persino da un trasferimento estivo in altra squadra.
Ho capito. Quindi la Juventus già in quell’esercizio avrebbe dovuto registrare tra i passivi quelle 3 mensilità, essendo “certe”.
Esatto. Invece, non ne viene fatta menzione nel comunicato ufficiale (come se non fosse certa la loro restituzione) e sono state postergate dall’esercizio 2019/20 all’esercizio 2020/21, mentre nel 2019/20 è stato iscritto solamente il “risparmio” delle 4 mensilità rinunciate.
Però queste operazioni sono state registrate in Lega, no? Sui moduli federali. Sportivamente conta quello, credo.
Sì, sono registrate, ma c’è un problema. Secondo l’accusa, la Juve avrebbe inviato la versione dei contratti di riduzione da sottoscrivere, senza data né firme, ai vari (procuratori o avvocati dei) calciatori in data 08.04.2020 (in piena stagione 2019/20, quindi). E avrebbe poi inviato, nella seconda metà di aprile (quindi sempre stagione 2019/20) i contratti di integrazione, sempre senza date né firme.
Perché senza date e firme?
Ci arriviamo. Dopo l’invio delle proposte da sottoscrivere, ha fatto seguito un periodo in cui l’avvocato della Juve ha chiarito ai vari commercialisti/procuratori/avvocati dei calciatori le condizioni, in alcuni casi sono state apposte piccole modifiche o integrazioni, e tutti sono stati rassicurati della certezza del recupero delle 3 mensilità. Il 23 maggio 2020 (quindi stagione 2019/20, ancora), infine, sono stati raccolti tutti i documenti sottoscritti dai calciatori, sia quelli di rinuncia che quelli di integrazione. Quella di non apporre una data era una richiesta esplicita dell’avvocato della Juve (ci sono esempi di email intercettate). Il perché, lo vedremo dopo. Quasi tutti i calciatori hanno riconsegnato i due fogli senza data. Alcuni, invece, li hanno riconsegnati con la data (evidentemente non si fidavano), ma entrambe le date risultano essere comunque anteriori al 30.06.2020.
Credo di iniziare a capire il perché…
Esatto, il motivo – per l’accusa (ripeto: è tutto da dimostrare) – è proprio “contabile”, di bilancio. Nei contratti di rinuncia, lo spazio per la data sarebbe stato riempito con una data anteriore al 30.06.2020 (chiusura dell’esercizio) per farli finire nel bilancio 2019/20, registrando un risparmio di circa 90 milioni, mentre sui contratti di integrazione sarebbe stata scritta una data successiva al 30.06.2020, in modo da poterli caricare nell’esercizio 2020/21, “salvando” quello 2019/20.
E i moduli federali? Stessa cosa?
Sì. Le scritture di riduzione venivano depositate nel maggio 2020, mentre le scritture di integrazione venivano depositate nel luglio 2020 (a esercizio già successivo). E la procura avrebbe le email dei calciatori che restituivano il pdf sottoscritto di entrambi i moduli con data anteriore al 30 giugno 2020.
Esempio?
Danilo. Email del suo procuratore con il modulo federale della rinuncia e quello dell’integrazione compilati e firmati dal calciatore, ma senza data. Inviata il 22 aprile 2020. Entrambi gli accordi, per l’accusa, si sarebbero perfezionati nella stagione 2019/20 e in quel bilancio sarebbero dovuti essere iscritti, entrambi.
Ok. Quindi la Juve avrebbe messo una data successiva al 30 giugno in quello di integrazione, e lo avrebbe depositato a luglio invece di aprile/maggio evitando di iscriverlo come passività a bilancio.
Esatto. L’accusa è questa.
FINE PRIMA PARTE. (nella seconda, la “carta Ronaldo”, la “seconda manovra stipendi” e il classico “cosa rischia la Juve?”)