Articolo pubblicato da IlFoglio.it su intervista a più mani di Francesco Caremani, che ringrazio.
Di seguito le domande del giornalista.
Ritieni che il giornalismo sportivo sia immune da questi fenomeni o piuttosto che sia terreno fertile?
Proprio stamattina (5 marzo, ndr), prima di risponderti, sfogliavo un po’ di giornali e Il Mattino di Napoli riportava del “gelo” persistente tra Sarri e De Laurentiis, il quale addirittura dopo la vittoria contro la Roma sarebbe andato via dallo stadio senza nemmeno salutare la squadra, mentre il Corriere dello Sport riportava la notizia opposta, ovvero della “pace” tra i due, con addirittura tutta la squadra, allenatore incluso, invitata a cena a casa di De Laurentiis per festeggiare e fare gruppo assieme. E’ solo un esempio, ma credo risponda alla tua domanda. No, non è immune.
In particolare il calciomercato, dove spesso si mettono insieme piccole notizie vere per poi fabbricarne una grossa falsa.
Io distinguo tra invenzioni, cronaca e narrativa. Le invenzioni sono quelle notizie completamente inventate e non supportate da nulla, quelle alla “Messi al Napoli”, per capirci. C’è poi la cronaca, ovvero il racconto di fatti avvenuti e giornalisticamente verificati, come ad esempio l’incontro tra un dirigente e un procuratore. La narrativa è infine l’interpretazione della cronaca (dire ad esempio “L’Inter tratta il giocatore X perché il suo procuratore ha incontrato un dirigente nerazzurro”). Ovviamente, la sola cronaca, ammesso sia verificata, non farebbe vendere i giornali. Nella migliore delle ipotesi, sui giornali troviamo una narrativa più o meno credibile. Quando non si ha nulla tra le mani, però, si passa spesso e volentieri direttamente alle invenzioni.
Su questo piano si combatte anche la battaglia élite-popolo, c’è qualche similitudine col rapporto giornalisti mainstream-tifosi?
Il ruolo del giornalista è cambiato molto rispetto anche solo a 20 anni fa. Oggi c’è un’esplosione di partite che vengono trasmesse in tv, probabilmente fin troppe. Gare ufficiali, amichevoli, allenamenti, le gare della Primavera… Diciamo che il tifoso, vedendo le partite, si ritiene alla pari di un giornalista nell’esprimere un giudizio. Non corre più ad acquistare il giornale del lunedì per immaginare la partita, ma per confrontare le proprie opinioni con quelle dei giornalisti, pronti a criticarle e a dare battaglia sui social. E poi ci sono ormai account social, siti, blog, podcast, newsletter, forum, ecc… che sono molto efficaci anche nel fare da controinformazione contro le fake news. Insomma, c’è poco spazio per l’errore e la critica è sempre lì che aspetta di giudicarti.
Tu sei molto critico col giornalismo sportivo mainstream (o considerato tale), perché?
Io sono critico con un modo di fare tv, radio e spesso anche giornalismo che trovo francamente orrendo: quello della “par condicio”. Mi spiego: c’è da analizzare un post-partita in una trasmissione radiofonica? Si invita un noto tifoso juventino e un noto tifoso napoletano, che non sono nemmeno giornalisti e che hanno zero competenze specifiche, e li si fa sfogare prima uno e poi l’altro. Chissenefrega della competenza, sono “tweetstar”, è gente famosa, è gente dichiaratamente tifosa, quindi invitando loro eviti di esprimerti e di prendere posizione. Stessa cosa che avviene in tv con i talk show, dove ormai ci sono i “giornalisti tifosi” di una squadra che sono lì addirittura con quel ruolo specifico. Questo modo di raccontare il calcio, oggi, lo trovo senza senso.
Dal sito al podcast, perché?
Era una mia antica passione, che già avevo sperimentato con discreto successo nel 2012. Altri miei compagni di podcast avevano anche loro piccole o importanti esperienze di podcasting e abbiamo deciso di provare a fare qualcosa usando questo che, semplicemente, è uno strumento di comunicazione alternativo. Ci piace, ci sta dando soddisfazione, abbiamo una bellissima community di gente che ci sta ascoltando e ci sta premiando e credo proprio che continueremo su questa strada.
La fake news più grande del giornalismo sportivo italiano?
Beh, sul closing del Milan si è detto tutto e il suo contrario.
Il tifo, dove alla fine si crede sempre e solo quello che fa comodo alla propria fede, è di per sé post verità?
Il tifo non è un ostacolo. Basta essere aperti di mente e leggere tutti i punti di vista. Il problema è che spesso ci si rifiuta di farlo, e allora sì, si resta intrappolati in una sola logica e in una sola verità, a prescindere se giusta o sbagliata.