Subito dopo la pubblicazione dell’audio integrale sul sito di Radio Radicale(grazie come sempre per il fondamentale lavoro di informazione), come mia consuetudine, ho deciso di ascoltare personalmente le oltre tre ore del procedimento disciplinare presso il CSM nei confronti della dott.ssa Teresa CASORIA, presidente della IX Sezione del tribunale di Napoli e del collegio giudicante nel processo Calciopoli. Brevemente: alla presidente, difesa dal fratello Antonio (anch’egli magistrato e presidente di sezione, civile, sempre presso il tribunale di Napoli), sono stati contestati gli illeciti previsti sia dall’art. 2 comma 1 lettera d del d.lgs 109/06 (“Comportamenti abitualmente o gravemente scorretti nei confronti delle parti, dei loro difensori, dei testimoni o di chiunque abbia rapporti con il magistrato nell’ambito dell’ufficio giudiziario, ovvero nei confronti di altri magistrati o di collaboratori;”) che all’art. 4 lettera d (“Qualunque fatto costituente reato idoneo a ledere l’immagine del magistrato, anche se il reato e’ estinto per qualsiasi causa o l’azione penale non può essere iniziata o proseguita”).
«Ci troviamo davanti a una pluralità di episodi e tutti convergono su una valutazione di inadeguatezza caratteriale, fino a comportamenti che possono sfociare in reati: i colleghi sono stati ingiuriati e diffamati». Questa l’accusa del dott. Renato FINOCCHI GHERSI, sostituto procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione. Subito dopo aver ascoltato i teste Giuseppe NARDUCCI e Stefano CAPUANO, e sentiti altri quattro testimoni “accusatori”, alla dott.ssa CASORIA è stata concessa la possibilità di rilasciare dichiarazioni spontanee, per difendersi. Il suo è però diventato un vero e proprio atto d’accusa. Al di là dei singoli insulti che la CASORIA avrebbe rivolto alle sue colleghe (panni sporchi: se li lavino in casa. Trovo personalmente molto “gossipparo” discutere delle 9 fattispecie contestate), perciò, trovo sia giusto dare risalto proprio alle gravi dichiarazioni rilasciate dalla CASORIA, soprattutto in riferimento a pressioni ricevute da quanto è stata nominata per presiedere il processo Calciopoli. Giornalisticamente parlando, sono virgolettati, i suoi, che meritano delle riflessioni serie.
«Sono state presentate tre richieste di ricusazione, cosa mai vista nella storia della Repubblica». «Qui ora si parla dei toni, ma che cosa ho dovuto patire io!». «Dal primo giorno mi sono sentita dire che mi dovevo astenere». Racconta, la CASORIA, cosa le diceva («ogni giorno») la collega dott.ssa CATENA, una delle “accusatrici”: «Tu ti devi astenere (dal processo Calciopoli, ndr) perché ALEMI (presidente del tribunale, ndr) ha applicato una norma tabellare che esiste ma è andata in desuetudine e il processo non ti toccava!». E ogni volta a rispondere: «E a me che me ne importa! Vai a parlare con ALEMI. Il processo sta davanti a me e lo sto facendo». Ma le pressioni sono arrivate anche dall’alto. «Il procuratore capo della Repubblica (Giandomenico LEPORE, ndr) scrive al presidente del tribunale: “Vedi che devi fare per farla astenere”. E io ad ALEMI ho detto: “E tu non lo prendi a male parole?” e lui ha detto “No, le male parole io non le dico! Io dopo ti mando la lettera e tu me lo devi mettere per iscritto che non ti astieni”. Io voglio sapere nel codice di procedura penale dove è prevista la dichiarazione di non astensione». Continua la CASORIA: «Io ho fatto processi importantissimi! (Raffaele, ndr) CUTOLO da quando l’ho giudicato io non è più uscito!». Racconta le pressioni e le minacce ricevute, alle quali non si è mai piegata, rivendicando quarant’anni di carriera.
«Perché poi questi procuratori… voi dite tanto l’indipendenza della magistratura… Qua non possiamo più parlare! Qua c’è solo l’indipendenza dei pubblici ministeri! Si è verificato all’interno, questo meccanismo. Questi qui (i pubblici ministeri) sono potentissimi! Arrivano a questo, che praticamente il procuratore della Repubblica tiene sotto lo schiaffo il presidente del tribunale perché se questo (il dott. ALEMI) si sente in dovere di scrivermi a me e di dire che io devo mettere per iscritto che non mi astengo… Che poi io una cosa non ho capito: perché io mi dovevo astenere da questo processo! Io non ho nessuno interesse nel mondo del calcio, non sono tifosa di nessuna squadra, non mi interesso di calcio».
Passa poi a leggere il testo della lettera scritta in risposta al dott. ALEMI: “Presa visione del contenuto della lettera riservata..”. Si interrompe subito per un inciso: «Devo dire che durante il processo di Calciopoli, se si andrà avanti.. devo dire che ci sono state TANTE (sottolineato con enfasi, ndr) lettere riservate, eh! Questa è l’ultima!!! Poi dice “perché ti sei ammalata e ti è venuta l’ulcera!”». Ricomincia: “Presa visione del contenuto della lettera riservata n. 243/2011 del 24 gennaio 2011 e sottolineato che rispondo per mera cortesia nei confronti del capo dell’ufficio giudiziario (perché io potevo anche non rispondere ad ALEMI che mi dice “fammi la dichiarazione scritta di non astensione”: potevo anche astenermi!), non mi risulta la pendenza (vedete com’è strumentalizzato questo procedimento disciplinare?) di procedimento disciplinare a mio carico che presenti collegamenti con provvedimenti presi (ovviamente dal collegio e non solo dal presidente) nell’ambito del processo Calciopoli o di altri processi. Una mia dichiarazione di astensione equivarrebbe a violazione del dovere d’ufficio. Tale convincimento riceve conforto da ben due ordinanze della Corte d’Appello che hanno deciso su due successive istanze. Intendo prestare osservanza alle ordinanze della Corte”.
Ma non è finita. «E ora vi voglio spiegare come è successo questo cambio di atteggiamento delle colleghe (prima molto affettuose e cordiali, come da tutte ammesso quando interrogate, ndr) nei miei confronti. Perché le parti civili, non contente della dichiarazione di inammissibilità (diciamo inammissibilità perché entrò pure nel merito) della Corte d’Appello (circa la richiesta di ricusazione per l’esclusione dal dibattimento delle parti civili, disposta dal collegio, ndr) ha fatto una istanza alla procura generale della Cassazione. Dice: “guarda che c’è il provvedimento abnorme (si è alterato il “normale” succedersi degli atti processuali tramite l’esclusione iniziale delle parti civili), tu (pg della Cassazione, ndr) devi iniziare l’azione disciplinare!”. Le ho viste che sono entrate tutte spaventate, tutte allarmate. Dice: “Il pg della Cassazione ci fa il procedimento disciplinare! Dobbiamo fare la giustificazione scritta. Tu (rivolta alla CASORIA) devi fare anche tu la giustificazione scritta”. Io mi sono rifiutata! Loro due (le giudici a latere, ndr) le hanno fatte, ed è stata archiviata, ovviamente».
Ma l’attacco diventa anche difesa nel merito della sua scelta. «Che poi dobbiamo vedere se era provvedimento abnorme! Perché non è tutto Vangelo quello che dice la Cassazione! Ma chi l’ha detto che non possiamo criticare! Certo che per riprendere in mano il processo abbiamo dovuto fare degli sforzi titanici! Perché dopo che tu te ne esci con un provvedimento del genere…». E ancora: «Se noi non avessimo fatto quel provvedimento (di esclusione delle parti civili, ndr) cosiddetto abnorme il processo non si sarebbe fatto perché si era presentato il tifoso della Roma con la tessera in mano e dice “Sono stato imbrogliato!”, l’avvocato che aveva perduto la causa… Invece così è stato ridimensionato… we’, tanto è vero che siamo arrivati alla chiusura dell’istruttoria, eh! Adesso il Pubblico Ministero è renitente a fare la requisitoria! Ha fatto indagine integrativa e ha sentito un teste… che è andato… come è andato!».
La conclusione: «Allora questa è la genesi: devo essere punita perché non mi sono piegata a fare quest’atto di discolpa, che poi secondo me avrebbe comportato violazione pure della camera di consiglio. Loro (le colleghe, ndr) l’hanno fatto e hanno spiegato perché non era abnorme. “Teresa aiutaci a dire alla Cassazione qual è!”. Hanno voluto pure che io dicessi qual era la Cassazione, perché ci sono delle sentenze della Cassazione che dicono che se tu non sei la persona offesa dal reato tu non hai diritto ad… quindi… sarà stata un po’ drastica ma non è poi scandalosa questa decisione adottata. E poi io non capisco una cosa: scusatemi tanto qui si dice che i processi si devono fare, si devono fare in fretta! Qua certe volte si separano i processi pure tra imputati per imputazioni penali!! Io non penso che il giudice abbia le mani bloccate e debba dire “si venite tutti quanti” così facciamo un processo che dura 50 anni! Non lo penso questo. Le colleghe hanno pensato che io dicendo “obtorto collo” volessi rovinarle. Questo hanno pensato. Invece io ho detto “obtorto collo” perché è vero, lo ammetto, ho voluto fare una larvata critica alla Cassazione».
Questa è stata l’accorata difesa della CASORIA. Come detto, il gossip interessa poco. Qui noi seguiamo Calciopoli. Una sola considerazione, a margine. Ho letto troppi commenti “preoccupati” circa una possibile ripercussione della decisione del CSM (la censura) nei confronti della richiesta di ricusazione presentata dai Pm NARDUCCI e CAPUANO e sottoscritta dal dott. LEPORE. Francamente non vedo ALCUN collegamento tra le due cose (tra la censura e la ricusazione). Oggetto dell’istanza dei Pm, infatti, non erano mica le “parolacce” (così ci capiamo) della CASORIA, quindi non c’è motivo alcuno per far passare la decisione presa, probabilmente anche GIUSTA nel merito, come “presagio” per un possibile accoglimento dell’istanza dei Pm. Sono anzi convinto (così come Luciano Moggi) che ciò non avverrà. NARDUCCI ha infatti, tenendo un ormai consueto (ultimamente, almeno) “profilo basso”, confermato quanto a suo tempo detto in sede di indagine preliminare, non portando però in discussione alcun fatto o circostanza concreta vissuta personalmente o nella quale fosse stato testimone; CAPUANO, invece, ha elencato alcuni comportamenti già “giudicati” (come regolari) dalla Corte d’Appello (sono fatti risalenti alla prima ricusazione da parte dei Pm, come detta giudicata inammissibile e – nel merito – non accettabile) e si è risentito – poca cosa – per una frase della CASORIA a commento dell’esame del teste NUCINI, per il quale comunque ha ammesso che erano fondate le tante contestazioni della difesa circa le sue dichiarazioni. Ricordo, infine, che la motivazione per chiedere alla CASORIA di astenersi è stata quella di “interesse nel procedimento”.