Il primo teste a prendere la parola è il dott. Giuseppe NARDUCCI. Già ascoltato in sede di indagini preliminari, conferma quanto detto a suo tempo (era stato interrogato esclusivamente sul processo Calciopoli e, quanto dichiarato, aveva portato all’istanza di ricusazione per la quale la Corte d’Appello discuterà il 20 maggio prossimo). Gli viene chiesto dal sostituto procuratore generale dott. Renato FINOCCHI GHERSI di chiarire i motivi della “prima” ricusazione. «Venne avanzata in relazione ad un profilo previsto dal Codice, cioè quello di “Indebita e anticipata manifestazione del convincimento”», la risposta. La Corte d’Appello bocciò l’istanza. «Inammissibile», dice Narducci. «La giudicò anche nel merito ritenendola infondata e inconsistente» ed elencandone i motivi punto per punto, ribatte la difesa. Il dott. Antonio CASORIA, fratello magistrato di Teresa e suo difensore, è aggressivo. Riesce comunque a chiedere conto a NARDUCCI del carteggio avvenuto tra la procura e il presidente del Tribunale dott. Carlo ALEMI, nella quale si discuteva sull’opportunità di chiedere alla CASORIA di astenersi dal processo Calciopoli (“Vedi che devi fare per farla astenere”). NARDUCCI si svincola, precisando come fosse compito affidato al dirigente dell’ufficio, cioè al dott. Giandomenico LEPORE, procuratore capo. «E’ stata poi avanzata una seconda istanza di ricusazione a firma anche del dott. LEPORE in tempi più recenti e all’esito della notizia di pendenza del giudizio disciplinare sotto il profilo della ricusazione per “interesse nel procedimento penale”». In realtà è la terza, viene fatto notare, perché ve ne era un’altra, anteriore alle due avanzate dalla procura, firmata da alcune parti civili nel processo.
Cominciano le domande della Corte. Il dott. Guido CALVI (PD) chiede di riferire se il teste fosse a conoscenza, essendo una delle incolpazioni, di eventuali circostanze in cui la CASORIA avrebbe usato un linguaggio improprio o si sarebbe resa protagonista di comportamenti censurabili. Il dott. NARDUCCI risponde di non essere mai stato testimone diretto, ma di aver ascoltato lamentele da parte di alcuni colleghi della IX sezione del tribunale (come la dott.ssa PANDOLFI e la dott.ssa CATENA). Gli viene chiesto allora se il trasferimento chiesto dalle dott.sse GUALTIERI e PANDOLFI (giudici a latere nel processo Calciopoli) fosse stato determinato, per quanto di sua conoscenza, da problemi “personali” o anche da motivi relativi all’attenzione che vi era nei confronti del presidente CASORIA. Anche in questo caso NARDUCCI risponde di non poter avere certezze.
Questo è quanto.
Viene allora fatto entrare il collega dott. Stefano CAPUANO, anche lui Pm nel processo Calciopoli. Rispetto a NARDUCCI ha un profilo più battagliero, parla di più, racconta anche episodi vissuti in prima persona. Conferma anche lui quanto reso in sede di indagini preliminari, ed in particolare il fatto che il dialogo con la presidente CASORIA risultasse per lui sempre molto “difficile”. «Il processo (Calciopoli, ndr) riguardava la citazione di numerosi testi, allora magari sarebbe stato più opportuno concordare quanti teste citare soprattutto perché in un processo del genere vi sono una serie di problematiche..», racconta. Ma al CSM importa poco. Gli viene chiesto se fosse stato mai testimone di comportamenti inopportuni della CASORIA nei confronti di colleghi. CAPUANO riparte, parlando dei 10 teste che la procura aveva chiesto di ascoltare come integrazione d’indagine… (sempre nel processo Calciopoli, ndr). E’ molto vago. Viene di nuovo interrotto: «I colleghi!», vogliono sapere alla disciplinare. Insomma: che ha detto o fatto di censurabile la CASORIA? Anche lui parla per sentito dire. «Mi è stato riferito..». Sì, ma «I fatti specifici?», gli chiedono? «Ho saputo di rimostranze, però le ho sapute veramente per quanto riguarda alterchi all’esito della ricusazione che ci può essere stata da parte dei Pm piuttosto che dalle parti civili, laddove mi venne detto dalla dott.ssa PANDOLFI che fu sollecitata la possibilità dalla CASORIA di astenersi dal processo e mi venne rappresentato che ci fu uno scontro. Anche da parte del dott. DI GIURO (altro giudice a latere, sostituito nel processo Calciopoli dalla dott.ssa GUALTIERI) che mi rappresentava non fatti specifici, ma la difficoltà di essere in quel tipo di collegio. Fatti specifici no, anche perché noi “siamo dall’altra parte”».
Gli viene allora chiesto conto di quanto riferito in sede di indagini, ossia dei presunti “comportamenti bruschi e inurbani” lamentati da alcuni avvocati. Esempi, circostanze, fatti. «Fatti specifici non li riesco a ricordare. Sicuramente vi furono due episodi in processi per direttissima in cui raccolsi lo sfogo di un avvocato quasi in lacrime ma… non lo riesco a riportare. In due occasioni un avvocato col quale ci conosciamo ebbe modo di dolersi dei comportamenti della dott.ssa CASORIA». E’ vago, e la CASORIA affonda: «Vorrei sapere il nome di questo avvocato», chiede. «Perché gli avvocati sono i grandi assenti di questo processo…», aggiunge poi in polemica. «Non lo riesco a ricordare», risponde CAPUANO.
Altri episodi? «C’era sicuramente un’udienza di settembre (sempre di Calciopoli, ndr) in cui vennero reintrodotte le parti civili all’esito di un provvedimento della Cassazione che annullò un’ordinanza collegiale che aveva escluso tutte le parti civili. Io non ero presente perché subentrai dopo al collega BEATRICE. In quel caso ricordo che quando vennero messe a verbale le parti civili reintrodotte nel processo la presidente CASORIA si lasciò andare a un’espressione obtorto collo che non trovai opportuna. In un’altra occasione durante l’escussione di un teste sulle numerose opposizioni legittime degli avvocati la presidente si lasciò andare ad un commento riguardante la qualità del teste dicendo “Abbiamo capito il personaggio”. Ecco, per esempio, su questa espressione che mina la validità di quel teste… Io come pubblica accusa lo posso ritenere assolutamente rilevante, poi io lo propongo al collegio, diciamo… Non ho da perdere tempo, nel senso “E’ lì” e peraltro con un’ordinanza collegiale mi viene ammesso…». Insomma è risentito per alcuni commenti. «Un’espressione analoga tra l’altro è stata riproposta anche in un’udienza successiva del 15 marzo scorso quando veniva sentito il teste NUCINI in un’udienza in cui sicuramente le difese facevano numerose opposizioni (contestazioni, ndr), talune assolutamente giustificate, e anche in quell’occasione è stata riproposta questa dizione che per me… insomma mi mina quella che può essere l’attendibilità…». Altro esempio: «Nel corso della calendarizzazione del processo del calcio che era un processo che aveva numerosi teste sia da una parte sia dall’altra (più dalla loro, a dire il vero, ndr)… venne stabilito un calendario serrato di udienze da fare e anche in quel caso ci fu l’espressione secondo me inopportuna “Abbiamo processi più seri da fare” e insomma… io non l’avrei detta, ecco».
In un altro caso ancora al collega NARDUCCI venne tolta la parola in maniera brusca. Era un’udienza estiva, e si doveva decidere se sospendere o meno il processo in attesa della pronuncia della Cassazione (sull’estromissione o meno delle parti civili). CAPUANO dice che probabilmente la CASORIA aveva già deciso e per questo non permise al collega di spiegare, togliendogli la parola. «Ma lo disse chiaramente, che aveva già preso una decisione?». «No, si capiva dal comportamento», risponde CAPUANO. Il dott. CALVI (PD) della Commissione allora procede allora a contestazione (!): «Nella sua dichiarazione si legge: tolse la parola al pubblico ministero dicendo “Tanto abbiamo già deciso”. La mia domanda è comunque un’altra: la decisione era sulla sospensione (legittima, ndr), non sul merito (del processo, ndr)…». «Sisi». Il dott. Antonio CASORIA prende la parola e legge quanto pronunciato in quella occasione (udienza 10 luglio 2009) dalla sorella, così come risulta dalla stessa sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile l’istanza di ricusazione presentata dai Pm: «”Va bene Pubblico Ministero, senza che ci dilunghiamo troppo”», e continua a leggere nel testo «…ed immediatamente dopo mentre il pubblico ministero stava di nuovo articolando il proprio intervento: “E’ inutile che perdiamo tempo”. E’ evidente – continua la sentenza – dalla più completa lettura del verbale d’udienza che trattasi di mero richiamo al suddetto Pm ad essere conciso eliminando dal proprio intervento ogni prospettazione superflua soprattutto laddove si rileva l’argomento su cui lo stesso intendeva soffermarsi era connesso alla pronuncia della Cassazione che aveva annullato l’ordinanza…» eccetera eccetera. Insomma, fatto già smontato pure questo. Nessuna anticipazione di merito né interruzione illegittima.
La CASORIA si è studiata il regolamento. Anche lei può fare domande, oltre al proprio difensore. E prende la parola. La pretende, citando articoli. Rivendica di aver detto sul NUCINI che il teste “si stava squalificando”, considerazione legittima e peraltro condivisa dallo stesso CAPUANO. Il Pm dice però di aver citato un’altra espressione “Poi si dice che io dico che tipo di personaggio è!”.
Fine. Questo hanno raccontato i due Pm nei confronti della CASORIA. Accuse senza “fatti” da parte di NARDUCCI, circostanze in parte smentite dalla Corte d’Appello e in parte – a giudizio di chi scrive – di poco conto, da parte di CAPUANO.
Per aver fatto ciò, è stata chiesta la ricusazione, la terza complessiva, nei confronti del presidente del collegio giudicante. A voi per i commenti.