Scommessopoli. Sestu e Larrondo, i salvagenti di Carobbio8 minuti di lettura

Una premessa rapida, giusto per inquadrare temporalmente il tutto. Carobbio è stato arrestato assieme ad altre 16 persone nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cremona sul calcioscommesse il 19.12.2011. Dopo essersi fatto il Natale in carcere, e non deve essere stata una bella cosa per uno che fino a pochi giorni prima viveva nella tipica bolla di cristallo nella quale vivono i calciatori, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari il 27.12.2011 e poi la libertà. In cambio, sono iniziate le sue prima ammissioni e, di seguito, le collaborazioni vere e proprie.

Della partita Novara-Siena e più in generale della sua esperienza senese però Carobbio non ne parla, allora, con gli inquirenti. Tira fuori per la prima volta questa partita e altre (tra le quali Albinoleffe-Siena) solo il 29.02.2012, ma dinanzi alla procura federale. Dopo averne inizialmente taciuto, probabilmente consapevole che prima o poi sarebbe stato costretto a farlo (altro che “non aveva alcun interesse”..) visti i contatti telefonici con gli zingari che non potevano magicamente sparire, inizia quindi a parlare anche delle combine a Siena. E come lo fa? Come spiegato dall’avv. Bongiorno (qui e qui), la strategia difensiva (parentesi: a questo punto Carobbio ha già dei legali e rischia il 416 cp pluriaggravato, ovvero l’associazione a delinquere trasnazionale) per lui più conveniente diventa trasformare il suo accordo con gli scommettitori clandestini in “altro”. Prima che la procura possa giungere a questa partita, allora, è lui che spontaneamente va da Palazzi e comincia a parlarne, cercando di strappare solo un’omessa denuncia in sede sportiva per se stesso e magari sperando di fare lo stesso in sede penale (dove l’omessa denuncia non è reato).


Parla allora di “accordo tra società”. Carobbio nega ogni sua responsabilità personale (alla faccia del pentito!) e dice: fu Conte nella riunione tecnica prepartita a dirci che avevamo raggiunto un accordo per il pareggio, io l’ho saputo solo allora. Ok, ma chi l’avrebbe organizzata la combine? Come riscontro butta lì un incontro avvenuto tra Drascek (approfondiremo) e Vitiello, ma siccome non ne è sicuro nemmeno lui e non vuole esporsi troppo, usa questi termini: «Non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek (giocatore del Novara, ndr) venne nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello (giocatore del Siena, ndr). Credo che quello sia stato il primo contatto». Per Palazzi basta e avanza, ovviamente. Ma il suo è uno scaricabarile vero e proprio: hanno fatto tutto loro.

Ci sono le telefonate con gli zingari, dicevamo. Ma lui non ne accenna nemmeno, quel 29.02.2012. Anzi, sapete che fa? Mette le mani avanti e dice che a Siena gli zingari continuarono sì ogni tanto a cercarlo, ma lui disse sempre loro di no. Loro chiamavano, e lui diceva “no”. E lo ripete fino a che non si rassegnano. Mente, come vedremo poi (e come da tabulati). Trova, o meglio cerca di trovare, (insostenibili) giustificazioni per se stesso accusando al contempo gli altri. Viene però “sputtanato” dall’altro pentito illustre, Gervasoni, in un interrogatorio parallelo. Gervasoni è molto preciso: parla di accordo di Over, parla di accordo di Carobbio con gli zingari, parla di soldi, fa i nomi. E non parla mai di accordo di squadra: anzi, lo esclude. Lo fa il 12.03.2021 e fa saltare la favoletta del boy scout convertito di Carobbio.

Come fatto notare dagli avvocati di Conte, a quel punto un procuratore serio che fa? Inchioda Carobbio. Lo fa sedere ad un tavolo e gli fa “450 domande”. «E le telefonate?». «E quello che dice Gervasoni?». Carobbio viene inevitabilmente risentito il 17.04.2012. Lui nega e dice che venne sì contattato il giorno prima da Ilievski (falso: fino a pochi minuti della partita, e pure dopo), quindi cambiando versione rispetto a quanto sostenuto in precedenza (è costretto dalle evidenze), ma che non sapeva niente di niente di possibili accordi, visto che apprese – dice – del pari da Conte, e solo allora. Ma l’accordo di cui parla Gervasoni è di Over. E’ una difesa che non regge. Già qui, volendo, si potrebbe prendere Carobbio e smettere di utilizzarlo come fonte facendogli anzi un bel discorsetto.. Ma Palazzi non lo fa. Carobbio – già utile in altre occasioni – per lui resta credibile nonostante menta. Perché evidentemente è l’unica fonte che ha e non lo vuole bruciare completamente. L’accordo tra squadre è troppo ghiotto per accantonarlo – come logica imporrebbe – dopo le accuse di Gervasoni (provabili con i contatti telefonici, quindi riscontrabilissime). E poi c’è il pesce grosso che aspettava, Antonio Conte. Che fa, allora: prende per buona la versione di Gervasoni, ma prende per buona PURE la versione di Carobbio. “Ma sono versioni opposte!”, direte voi. Già, ma Palazzi riesce per magia (e la CND asseconda, incredibilmente) a farle coesistere parlando di “accordi paralleli”, uno di squadra per il pari e uno con gli zingari per l’Over. Una montagna russa vera destinata prima o poi a crollare (come avvenuto).

Servono, però, un minimo di riscontri: le versioni di Carobbio sono infatti diverse e confuse. Davanti al Pm Di Martino, ad esempio, aveva raccontato in un primo momento come l’accordo di spogliatoio raggiunto fosse per le “reti inviolate”. Ma la partita finì 2-2, con ben 4 reti (non é difficile immaginare perché per il GIP Salvini poi risulti non del tutto credibile). Aveva detto che Calaiò, autore della doppietta, segnò per errore. Un disastro. Tutte le persone del Siena che Palazzi ascolta, inoltre, negano: dicono anzi addirittura l’opposto, raccontando tutti di un discorso di Conte in quella riunione tecnica particolarmente bello, molto toccante, “indimenticabile”. Carobbio e Palazzi vanno allora in difficoltà, seria. C’è bisogno di qualcosa per rendere credibile la storiella parallela (in realtà in netto contrasto, secondo logica) all’Over con gli zingari. Carobbio allora se ne esce il 10.07.2012, ben 5 mesi dopo (vedete quante versioni cambia), cercando di aggiungere qualcosa. E s’inventa Sestu. Sestu è un calciatore che spesso giocava titolare ma Carobbio dice che, per quella partita in particolare, Conte lo escluse durante la riunione tecnica, fatto questo per lui “sospetto”. In pratica parla (non vi ricorda la storia di Mastronunzio?) di un giocatore accantonato senza motivo, facendo magari sottointendere ci fosse qualcosa sotto. Dà alla cosa un’enfasi quasi teatrale: «Ricordo bene la circostanza in quanto non era mai accaduto che, dopo la riunione tecnica ed immediatamente prima della gara, l’allenatore cambiasse la formazione, soprattutto escludendo i titolari». Insomma: Sestu diventa un possibile appiglio cui rifugiarsi, forse l’ultimo. “Magari serba ancora rancore”, avrà pensato. E’ un all-in.

Sestu viene convocato il 13.07.2012, tre giorni dopo. E’ la speranza: lui escluso da Conte e “trattato male”, secondo Carobbio. E invece Sestu non conferma un bel niente, anzi. Parla pure lui del discorso motivazionale eccetera eccetera e – per inciso – nega pure di essere stato escluso durante la riunione tecnica ma già durante la settimana precedente, non avendo giocato da titolare gli allenamenti (e di solito significava panchina). Dice una frase, però, alla quale Palazzi si aggrappa disperatamente. Dice: «Il Mister voleva sempre vincere ma certo è che un pareggio sarebbe stato per noi un risultato comunque utile». Non è tanto, ma Palazzi ci prova ugualmente. Prende questo virgolettato e, nelle motivazioni dei deferimenti, lo fa passare come una conferma del racconto di Carobbio (sul pari). Perché non gli basta il racconto di Gervasoni, lui vuole evidentemente pure Conte (e Drascek, e Vitiello). Ovviamente – ma sono dettagli – taglia la parte dove Sestu dice: «A mio giudizio il discorso (di Conte, ndr) era inequivocabile ed escludo categoricamente che il Conte possa aver fatto riferimento ad un accordo intercorso tra le due squadre per un pareggio». Ci prova, dicevo. E gli va pure bene perchè la CND, incredibilmente, se la beve. Aggiunge pure un altro dettaglio, sempre cinque mesi dopo l’iniziale dichiarazione del 29.02.2012: coinvolge per la prima volta il giovane Larrondo. Dice che, durante la gara, mentre i due si scaldavano pronti ad entrare, il compagno di squadra gli chiese istruzioni sul come comportarsi nel caso fosse entrato. Tra l’altro in evidente contrasto con la prima versione dove dice che Conte “istruì” per bene la squadra sul da farsi. Ma anche Larrondo, alla fine, cade: da illecito, Palazzi derubricherà ad omessa denuncia chiedendo e accettando un patteggiamento, non avendo evidentemente prove. Larrondo, c’è da capirlo, è un 24enne con tutta la carriera davanti e gli viene prospettato da un lato 3 anni di deferimento fosse andato a processo, e dall’altro 3 mesi parzialmente scontati in estate con patteggiamento senza ammissione. E’ la famosa “trappola” di cui ha parlato Conte, e lui giustamente accetta. Senza peraltro ammettere nulla.

Insomma questo è accaduto: dopo mesi e mesi di indagini, a pochissimi giorni dai processi, sono spuntati fuori due nomi che sarebbero dovuti fungere da riscontri. Perchè ancora non ce n’erano. E tanto è bastato in primo grado per ottenere la condanna di Conte. Ci ha pensato la Bongiorno, bravura sua, a sgretolare poi tutto e tutti in appello, altrimenti l’accusa avrebbe retto, e solo a pensarci viene da restare senza parole. Nonostante un Carobbio che nega l’evidenza, che dice bugie, che viene condannato da Palazzi (che non può non credere a Gervasoni, che a differenza sua ha dei riscontri fattuali chiari), che non ammette mai nulla (altro che pentito) e che tira in ballo tutti. Ammette solo l’omessa denuncia, perchè quello gli sarebbe servito. Ma gli va pure male. Ciò nonostante, almeno in sede sportiva se la caverà per questo e per altri illeciti compiuti con un patteggiamento di 4 mesi (meno della metà di quanto comminato a Conte per una omessa denuncia). Che restano 4 mesi anche dopo che il castello di Novara-Siena è inevitabilmente crollato. Chiamatela pure, se volete, giustizia sportiva.

Nella prossima “puntata” vedremo come Carobbio userà la stessa tecnica dell’esclusione sospetta con Mastronunzio, per Albinoleffe-Siena. Prima non ne parla, poi va in difficoltà, infine trova a mesi di distanza il colpo di genio. O almeno, così crede.

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