Se usassimo il buonsenso? (su tv, registi e moviole)7 minuti di lettura

Delle lotte politico-economiche all’interno della Lega e con/tra i vari broadcaster che trasmettono il calcio in Italia, al tifoso non dovrebbe importare nulla e, soprattutto, non dovrebbero essere – come sono – un ulteriore strumento di scontro tra tifoserie. Invece, purtroppo, da domenica lo sono diventate, non appena Galliani ha coinvolto direttamente la Juventus e Sky in discussioni che, quanto meno (ammesso abbiano fondamento), avrebbe dovuto affrontare in Lega.

Proviamo quindi a usarlo a posteriori noi il buonsenso, visto che troppo spesso manca proprio agli interlocutori principali del nostro calcio.

Iniziamo con “l’accusa”: la Juventus autoproduce le immagini trasmesse nello Juventus Stadium. Buttata lì come se fosse una novità dell’ultima settimana, tra l’altro. Bene: sapete perchè lo fa? Non è un “abuso”, nè ci sono maliziosi motivi dietro. Probabilmente, spiegarli sarebbe un buon primo passo per far cadere quei sospetti beceri sentiti in questi giorni e letti persino in alcuni siti importanti stranieri (“for whatever reason”). La Juventus si autoproduce per due motivi molto semplici: il primo è perchè può farlo (legge Melandri), il secondo è perchè le conviene. Purtroppo, non ho dei dati reali da riportarvi per cui bisogna fidarsi di quei pochi articoli che, in questi giorni, hanno provato a citare qualche numero: così facendo, si risparmia un 15-20%. Che sia 30% piuttosto che 5% neanche ci importa molto: si risparmia. La Juventus è un’impresa, non ce lo scordiamo. Da imprenditore (lo sono nel mio piccolo pure io), se fossi di fronte alla possibilità di delegare una spesa ad una ditta “esterna” (Infront. Sulle virgolette ci torniamo) a costo 10 o di occuparmi personalmente di quella spesa con un costo 8 (a fronte di un investimento iniziale da ammortizzare nel tempo), non avrei dubbi su cosa scegliere. Quei “2” risparmiati, d’altra parte, sono per logica gli stessi che servirebbero alla ditta “esterna” (Infront), a sua volta un’impresa, per rientrare delle sue spese d’investimento e per guadagnarci pure qualcosa (è un’impresa a scopo di lucro, eh. Mica Infront lavora aggratis per il bene del calcio).

Whatever reason è quindi questa: si risparmia.

Andiamo oltre. Aspetto regia. Come abbiamo avuto modo di sottolineare già più volte negli ultimi giorni, il “regista” della partita non lo sceglie la Juventus. La Juventus fornisce i macchinari e la tecnologia, ma a “pilotarli” è un esterno (senza virgolette) scelto dalla Lega in base all’investimento economico dei vari broadcaster (Sky, Mediaset, Rai) che trasmettono il calcio in Italia. Questi sono scelti a rotazione e su di loro la Juventus non ha possibilità di esercitare alcun controllo, essendoci tra l’altro per ogni partita un delegato della Lega (anzi, di Infront: ci torniamo pure su questo) a “sorvegliare”. Già avviene.

Ultimo aspetto tecnico: le moviole. Anche in questo caso, è bene spiegare in parole povere un concetto che tra l’altro – spiegato (e per questo forse non lo trovate ovunque) – non fa che rendere ancora meno comprensibile la protesta di Galliani. Quelle linee che per Galliani (ho promesso: niente battute) non sarebbero parallele, non le traccia la Juventus, nè il regista che produce la partita. Quelle linee vengono tracciate direttamente dai broadcaster. Ognuno si traccia la propria (Sky lo riesce a fare in diretta, mentre Mediaset di solito lo fa lavorandoci all’intervallo). La linea di Sky l’ha tracciata Sky, per fatti suoi. Ma anche la linea di Mediaset (che è identica a quella di Sky) l’ha tracciata Mediaset, dicendo non fosse fuorigioco. Se Sky è “parziale” e ha taroccato la linea, insomma, lo è anche Mediaset. Una Mediaset filo-juventina e anti-milanista. Vi sembra serio?

Eppure si era detto di provare ad usare il buonsenso. Come si potrebbe fare per non fare adirare Galliani (al quale, l’impressione mia netta, è che non gliene possa importare di meno delle linee, avendo ben altri piani in mente) e per smorzare il più possibile le polemiche? A mio avviso si potrebbe chiedere a tutti i broadcaster di non mostrare (anche nel loro interesse) ricostruzioni grafiche e di non tracciare “linee” sui fuorigioco durante la diretta delle partite, ma aspettare l’intervallo o la fine della stessa. Questo per due scopi: 1) dare più tempo agli addetti di preparare le immagini cercando l’inquadratura migliore magari dopo essersi consultati con un esperto arbitrale per capire bene dove tracciare la linea, se tracciarla, se si tratta di posizione attiva, se passiva, ecc. 2) Per tutelare il prodotto partita. Se escludiamo i tifosi delle due squadre e i gufi, a nessuno interessa vedere in diretta un replay. Pensiamo all’estero e al latte alle ginocchia di chi, ad ogni azione dubbia, è costretto a rivedersi 5-6 replay (e magari un colpo di tacco non lo fanno rivedere). Basterebbe poco, basterebbe questo.

Chiudo con le vergolette di “esterno”, come promesso. Infront, l’abbiamo ribadito, è un’impresa a scopo di lucro. Lo è anche la Juventus, lo è il Milan, lo è Sky, lo è Mediaset. Ma, esattamente, per quale motivo dovrebbe essere “più terza” rispetto alle altre citate? In un mondo basato sulla logica (che bello sarebbe), l’unico soggetto davvero “terzo” della Serie A dovrebbe essere la Lega Serie A. Il controllo delle immagini dovrebbe perciò effettuarlo non solo a parole ma anche di fatto la Lega Serie A. Mi spingo oltre: a me starebbe bene anche se, il lavoro di Infront, lo svolgesse completamente una società con a capo un presidente di Serie A (cioè, estremizzo volutamente per provocare, portando ai massimi livelli il concetto di conflitto d’interessi), MA SOLO se ci fosse una Lega Seria A credibile e forte a fare da tutela. Io a Popi Bonnici che dice “Non voglio parlare con la Infront: voglio poter parlare con la Lega, non con un’azienda” non ho che da dirgli “hai ragione”. Così come – stessa cosa – se Agnelli mi dicesse che “Non voglio parlare con un impiegato di Infront ma il mio unico referente dovrebbe essere la Lega”, non ci sarebbe nulla da ridire se non annuire. Non si può anche concettualmente pensare che per risolvere i conflitti d’interesse del nostro calcio basti scegliere una ditta (tra parentesi con molti legami con Galliani e Mediaset, ma è una parentesi che lascio di proposito senza approfondire, preferendo puntare l’attenzione sulla logica più che sui sospetti, pure legittimi) “esterna” e delegare ad essa quei compiti che dovrebbero invece essere propri della Lega, altrimenti ci si ritroverebbe nel più classico dei “chi controlla il controllore”? Del “chi controlla la Infront”?

 

Occhio alla data! Direi che siamo piuttosto "fermi" sulle stesse polemiche da allora e il problema è sempre lo stesso.
Occhio alla data! Direi che siamo “fermi” sulle stesse polemiche e il problema è sempre lo stesso.

 

E allora, anche concettualmente: non è meglio come avviene ora e cioè che – grazie alle possibilità della Legge Melandri – ognuno autoproduca le partite che vuole (con la Lega che controlla) o deleghi a chi preferisca (perchè solo ad Infront? Tanto si è detto che ci sarebbe il controllo della Lega…) e che i registi siano scelti tra i broadcaster che trasmettono le partite e hanno per questo tutto l’interesse di offrire il prodotto migliore (sempre con la Lega che controlla)? Non va bene? E allora, invece di delegare “ala Galliani” tutto ad Infront (che resta una impresa a scopo di lucro esattamente come le altre), che sia la Lega a farsi garante e a scegliere direttamente lei i registi (si stabiliscano dei criteri, un bando, quello che serve). Senza delegare a Infront, ma in prima persona. Li scelga come ad esempio già avviene in Germania (non è peccato guardare ai modelli esistenti e già funzionanti) e se ne assuma le responsabilità, senza delegarle.

Questo dovrebbe succedere, a mio avviso, se solo si provasse a far funzionare il tutto secondo logica e buonsenso. Alternativamente, si potrebbe semplicemente sorridere all’idea che una partita di calcio possa essere decisa o influenzata da un’angolatura della telecamera piuttosto che da un’altra, ma mi rendo conto che sarebbe chiedere una rivoluzione culturale impossibile nel nostro Paese.

P.S. Se avete sorriso all’accostamento “Lega” “soggetto terzo”, beh, ecco: magari dovremmo cominciare da lì. Da qui.

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