Quinta puntata del nostro viaggio all’interno della relazione BORRELLI. Dopo aver analizzato quelli con la stampa e con i designatori, da pag. 34 a pag. 37 si parla dei rapporti del mondo del calcio (quindi di Luciano MOGGI) con i dirigenti federali. Quelli le cui posizioni sono vagliate dall’indagine sono, nell’ordine, Innocenzo MAZZINI, Tullio LANESE, Francesco GHIRELLI, Gennaro MAZZEI (che in realtà era il designatore degli assistenti, e poco c’azzecca) e Franco CARRARO, in ultima posizione, ovviamente.
Iniziamo da MAZZINI, vicepresidente federale (assieme all’attuale presidente della Federcalcio ABETE, ci sarebbe da aggiungere. Ma per carità..), “cui si rivolgono presidenti e dirigenti di squadre di calcio per l’ottenimento di favori vari”: il presidente LOTITO prima di alcune partite di campionato (Chievo-Lazio, Lazio-Parma e Bologna-Lazio, in particolare), i fratelli Diego e Andrea DELLA VALLE per organizzare un incontro con Paolo BERGAMO al ristorante “Villa La Massa” di Firenze, l’AD della Fiorentina Alessandro MENCUCCI per parlare di designazioni arbitrali. C’è poi, ovviamente, anche Luciano MOGGI, “per una serie di attività, tra cui quella volta a screditare il presidente della Fiorentina, tramite la predisposizione di un apposito dossier”.
Fermiamoci un attimo al famoso “dossier Della Valle”, giusto per ribadire ancora una volta, se necessario, quanto parziali e poco credibili siano state le indagini. Riassunto in breve: vi è una lotta in corsa per assicurarsi la Presidenze della Lega. L’AD del Milan Adriano GALLIANI punta al successo, ma è ostacolato, pare, anche da Diego DELLA VALLE, intenzionato a candidarsi contro di lui. Ad un certo punto (precisamente il 3 dicembre 2005), MOGGI riceve una telefonata di Innocenzo MAZZINI, che gli riferisce: “…allora, due mie strette conoscenze qui di Firenze…hanno una documentazione molto riservata ma molto interessante…che loro son disponibili a vendere… sull’intrallazzo che il signor DELLA VALLE ha fatto con il Sindaco su certe operazioni di ..vendita di immobili qui a Firenze in maniera truffaldina…”. A quel punto, MOGGI (non candidato) gli risponde che avrebbe sentito GALLIANI (candidato) e, successivamente, dice a MAZZINI: “…lo devi portare rapidamente su…la prossima settimana…già ai primi…questo…questo tizio da GALLIANI”. Ad un certo punto, vista l’insistenza dei tizi (che però pongono diverse domande e chiedono l’assistenza di un avvocato), MOGGI procura loro un incontro, al quale non partecipa, con un avvocato di fiducia, di Torino. Si intuisce come i due siano legati al mondo ultras, ma non pare abbiano in mano molto. Il 30 gennaio MAZZINI informa MOGGI che “…io domani sono a Milano per quella specie di chiacchiera…” e questi gli raccomanda “…quando è finita poi me lo dici ?…” ricevendo le pronte rassicurazioni in merito. Fine. Del dossier non si riparla più. Ora, al di là di tutto, è mai possibile che MOGGI e MAZZINI lavorino per far vincere Adriano GALLIANI e si ritrovino indagati per averlo favorito senza che questi ne traesse direttamente vantaggio o fosse in concorso (quantomeno di interessi) con loro? A voi la risposta.
Altro dirigente federale finito sotto le lenti dei riflettori è Tullio LANESE, presidente degli arbitri. E’ ritenuto un “cupolaro” dagli inquirenti di Napoli, membro attivo dell’associazione a delinquere capitanata da Luciano MOGGI. E’ uno dei fedelissimi, e viene citato il “caso PAPARESTA” e la sua gestione, a supporto di tale tesi. Ci torneremo in seguito con una puntata dedicata. Per il momento basti ricordare come la figura del LANESE in realtà fosse molto meno lineare. In una telefonata con l’osservatore BOSCHI, infatti, ad un certo punto minaccia di “ammazzare” (sportivamente, s’intende) BERGAMO, suo nemico giurato (altro che cupola!). In altre, fa eleggere un ex osservatore arbitrale, raccomandato da Leonardo MEANI (con approvazione esplicita di GALLIANI), a presidente della Regione Puglia. Vi sono, infine, strane telefonate con Giacinto FACCHETTI dove si parla di banche e di affari, oltre che di arbitri: “So che ora questi designatori saranno un po’ condizionati dal vostro ok, no?”, chiede l’8 febbraio a FACCHETTI, il quale annuisce. Più che cupolaro pare un cavallo solitario, a ben vedere. Ma, appunto, bisogna avere la volontà di farlo e non fermarsi al “caso PAPARESTA”, già di per sé smontato dalla procura di Reggio Calabria.
Terzo nominato è Francesco GHIRELLI, ex segretario FIGC. Sarebbe intervenuto sul Presidente CAF MARTELLINO per aggiustare una sentenza in favore della Juventus. Semplicemente, non è vero.
Penultimo sospettato è Gennaro MAZZEI, come detto designatore degli assistenti. E viene tirato in ballo, giustamente, solamente perché subisce le minacce di Leonardo MEANI (incolpato di aver violato l’art. 6 del CGS) e cambia una designazione degli assistenti – già ufficializzata – per Milan-Chievo. COLLINA, sentendosi telefonicamente con MEANI, ci scherzerà su (“ma va a cagare!! Una roba… da morire dal ridere!”), ricevendo come spiegazione “E’ bastato tirargli le orecchie”.. E’, inoltre, colui che riceve la telefonata famosa di FACCHETTI che cerca di alterare una griglia per fare uscire fuori proprio COLLINA nello scontro diretto con la Juventus (al dirigente interista vengono inoltre comunicati i due assistenti, designati proprio da MAZZEI, battendo ogni record nel campionato virtuale del “lo sapeva prima”).
Ultimo dirigente è Franco CARRARO che “si è adoperato a favore della Lazio”. Anche lui, inizialmente, per gli inquirenti era un cupolaro. La sua posizione poi è stata archiviata, e a ben ragione, esistendo telefonate ormai famose dove l’ex presidente FIGC si raccomandava (in ben due occasioni) col designatore Paolo BERGAMO affinchè gli arbitri sbagliassero ma assolutamente non in favore della Juventus.
Questi sarebbero, per BORRELLI (e la Procura), i fedelissimi del sistema calcio corrotto (cioè di Luciano MOGGI). Peccato che oggi, grazie anche alle testimonianze in tribunale e alle nuove telefonate emerse, il quadro appaia molto diverso, e il rapporto di esclusività di rapporti millantato nel 2006 sembri quasi una barzelletta. Tutti parlavan con tutti, e facevano favori a tutti. Era il calcio, non Luciano MOGGI. Ma a pagare è stato solo lui, e la Juventus.