Scommessopoli. Novara-Siena 2-2: Carobbio e Palazzi contro tutti. Parte 2/29 minuti di lettura

Come promesso, ecco la seconda parte che si riferisce alla ricostruzione data dalla procura federale e successivamente dalla Commissione Disciplinare, che di fatto sposa in pieno l’impianto accusatorio. A curare quest’articolo è l’amico GABRIELE CAPASSO di Calcioblog.it, cui vanno i miei complimenti. Con la promessa che, per carità, non vi parlerà della moglie di Carobbio.

La condanna a 10 mesi di squalifica per Antonio Conte poggia sulla credibilità che Palazzi attribuisce a Filippo Carobbio.  Il rapporto fra il Procuratore Federale e “Pippo” (come Palazzi ama chiamarlo), lo ha già messo in evidenza Antonio Corsa analizzando le dichiarazioni rese del “pentito” su Novara – Siena nel corso dei mesi (link), è molto strano. Nella valutazione della risultanze probatorie contenute nei Deferimenti, Palazzi sostiene che le dichiarazioni rese da Gervasoni e Carobbio siano “univoche ed insuperabili”. Dov’è questa concordanza?

Carobbio, 17/04/2012: «Prendo atto delle dichiarazioni di Gervasoni, ma le stesse non corrispondono al vero».

Impressiona leggere come Palazzi ritenga “le dichiarazioni del Carobbio […] autoaccusatorie, prima ancora che di chiamata in correità di altri soggetti”. Di cosa si autoaccusa Carobbio su Novara – Siena? In realtà, come dimostrato, di nulla. Pur avendo ottenuto la fine delle misure cautelari in carcere proprio grazie alla sua collaborazione con i PM di Cremona, la partita in oggetto fa parte delle sue dichiarazioni spontanee alla Procura Federale arrivate in un momento successivo (29/02/2012), tant’è che sul tema i PM hanno bisogno di riascoltarlo nel mese di aprile.

Carobbio – al contrario di Gervasoni – nega che la partita fosse combinata al fine di poter scommettere sul risultato, la etichetta come gara esemplare dell’atteggiamento antisportivo delle squadre che, a fine campionato (o comunque ad obiettivi acquisiti o parzialmente acquisiti), raggiungono accordi prima della gara per evitare di fare “il morto”, preferendo i “due feriti” per citare Buffon.

Come è possibile valutare credibile la ricostruzione di un pentito che si preoccupa di nascondere, prima alla Procura di Cremona, poi allo stesso Palazzi, di aver avuto i contatti telefonici (provati dall’inchiesta della Procura di Cremona) con Ilievski, l’esponente dell’organizzazione criminale dei cosiddetti “zingari”? Carobbio, secondo i magistrati, parla con Ilievski utilizzando l’utenza intestata a tale Mawgoud Adbel, lo fa prima di Novara – Siena per “pianificare parallelamente l’accordo illecivo con il gruppo slavo-singaporiano”.

Di fatto le dichiarazioni di Carobbio su Conte sono “autoaccusatorie” soltanto nella misura in cui configurerebbero un’omessa denuncia, ma nascondono un’intensa attività per combinare, al fine di piazzare scommesse “sicure”, un risultato finale (over) peraltro diverso da quello per il quale viene tirato in mezzo l’allenatore della Juventus (pareggio). Gervasoni parla di un “over”, secondo la Procura di Cremona è questo l’obiettivo dell’organizzazione di scommettitori, non il pareggio.

Carobbio, anche secondo Palazzi che lo scrive chiaro e tondo nelle incolpazioni, è responsabile dell’illecito sportivo riconducibile a Novara – Siena, ma viene punito con soli 4 mesi di squalifica che si aggiungono ai 20 precedentemente comminati, anche questi fortemente “scontati” proprio grazie alla collaborazione offerta. Carobbio si vede “derubricare” quindi, dal punto di vista della pena da scontare, un illecito in un’omessa denuncia.

Quando per la prima volta racconta (a Palazzi) di questa partita,  il 29/02/2012, non aveva ancora detto nulla ai magistrati di Cremona in merito. Soltanto nell’interrogatorio del 17/04/2012 – di fronte ai PM – “confessa” di essere stato a conoscenza dell’accordo per il pareggio. Nella stessa sede, lui che secondo Palazzi fornisce dichiarazioni “univoche ed insuperabili”, dice:

Carobbio, 17/04/2012: «Non è vero in particolare che io abbia informato gli zingari che ero stato informato di un accordo con riferimento ad un over. Gegic e Ilievski si fanno vivi, credo, la sera prima della partita».

Chissà, magari è stato Mawgoud Adbel ad informarli?

Palazzi, da inquisitore più che da inquirente, sembra avere come unico interesse quello di far concordare elementi discordanti etichettandoli come “insuperabili”. Nella valutazione del materiale probatorio ignora completamente la differente ricostruzione fornita da Gervasoni e da Carobbio sul risultato combinato (è un pareggio o un over?), ma anche nella conduzione delle audizioni.

Una in particolare, quella del 26/03/2012 a Daniele Ficagna, viene utilizzato per confermare la credibilità di Carobbio. Il compagno di squadra non fa alcun riferimento ad un presunto rapporto difficile fra il “pentito” e il suo allenatore, per questa ragione è desumibile che lo stesso non avesse alcun astio nei confronti di Conte per la mancata concessione del permesso ad assistere al parto della moglie nel settembre 2010.

Perché Palazzi non gli chiede anche cosa disse Conte nella famosa riunione tecnica? Per quale ragione Ficagna è credibile quando fornisce un elemento ritenuto essenziale a sostenere il mancato astio di Carobbio nei confronti del suo allenatore, ma non lo è quando potrebbe scagionare Conte sul contenuto delle sue parole durante la riunione tecnica?

Sempre rispetto alla riunione tecnica, Palazzi utilizza scampoli di dichiarazioni decontestualizzate e tagliate per rafforzare l’accusa. Scrive: “Larrondo sostiene che l’allenatore non avrebbe fatto alcun riferimento alla posizione in classifica, mentre Sestu ricorda proprio che l’allenatore si era soffermato su tale circostanza, in quanto, pur auspicando una vittoria, anche un pareggio, “in quella partita sarebbe stato per noi un risultato comunque utile”: Conte, invece, ha escluso di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato”.

In realtà Sestu completa il concetto dichiarando, come visto nel precedente articolo:

Sestu, 13/07/2012: «A mio giudizio il discorso era inequivocabile ed escludo categoricamente che il Conte possa aver fatto riferimento ad un accordo intercorso tra le due squadre per un pareggio».

L’osservazione che il pareggio “in quella partita sarebbe stato per noi un risultato comunque utile”, appartiene alla stessa persona che nega “categoricamente” che Conte abbia parlato di un accordo fra le due squadre.

Il dettaglio dell’aver parlato o meno della “situazione di classifica” è chiaramente insignificante, il fatto che Larrondo non ricordi che se ne sia parlato e Sestu sì nulla toglie e nulla mette, ma per Palazzi non è così.

Tutto ciò volendo tacere dell’inspiegabile decisione di colpire chirurgicamente tutto lo staff tecnico di Conte (ampi stralci delle audizioni sono dedicate a “svelare” chi fossero i presenti) ignorando il fatto che, se fosse andata come dice Carobbio, tutti i giocatori del Siena avrebbero dovuto beccarsi un deferimento per omessa denuncia (parentesi: Angelo Alessio, il vice di Antonio Conte, non è mai stato ascoltato dalla procura federale). L’intento di Palazzi appare punitivo nei confronti di Conte e di chi lo circonda e il suo lavoro di inquirente (accertare la dinamica degli eventuali reati e tutti i suoi responsabili) gravemente deficitario.

In assenza di qualsiasi riscontro altro rispetto alle dichiarazioni di Carobbio, il Procuratore ignora le bugie del “pentito”, le sue omissioni, l’incongruenza con la ricostruzione offerta da Gervasoni, il suo interesse a coinvolgere altri soggetti.

La domanda, a cui ognuno può dare la risposta che preferisce, ma che nessuno con un minimo di onestà intellettuale può ignorare, è una sola: perché?

Mi inserisco integrando le ottime riflessioni di Capasso con qualche dato e alcune considerazioni più generali. Si dice che il pareggio tra le due squadre fosse scontato e che andasse bene a entrambe. Potrà sembrarvi paradossale ma è questa l’unica prova del fatto che la partita fu combinata, mista ad una dichiarazione del pentito Erodiani che dichiara senza prove nè senza nemmeno ricordare chi se ne occupò come la suddetta gara fu “aggiustata” per il pari. Per Carobbio l’X in schedina era talmente scontato che i giocatori del Siena addirittura il discorso di Conte durante la riunione tecnica non li sorprese, anzi. Bene: il Novara, grazie a quel pareggio interno, perse il terzo posto in classifica a dispetto del Varese, che aveva gli scontri diretti a favore. Rischiò quindi, irrimediabilmente, di “giocarsi” la Serie A a quattro giornate dalla fine. Il Siena, invece, vincendo sarebbe stato promosso direttamente. Proprio a discapito del Varese e del Novara. Insomma: bene ma non necessariamente benissimo, quel pari. Per entrambe. Tranne che per il Varese.

Continuamo. Così la Disciplinare: “Specificamente, con riferimento alla partecipazione all’accordo intercorso tra le due squadre, la prova della partecipazione all’illecito è data dalla circostanza che Bertani non si limitò a confermare a Carobbio, al momento della ricognizione delle squadre in campo, l’esistenza dell’accordo, ma disputò la gara, contribuendo a che il risultato pattuito (il pareggio) venisse effettivamente raggiunto”. Quindi “prova” dell’illecito è il fatto che abbia giocato. Pareggio, attenzione. Domanda: Drascek non giocò quella partita, essendo tribunaro. La prova dell’illecità dell’avvenuto incontro con Vitiello qual è? Il solo fatto di essersi salutato con un ex compagno di squadra? No, perchè sarebbe il momento più importante di tutti, quello che certifica l’avvenuto accordo tra le squadre.

Ad ogni modo, continuando la lettura scopriamo che: “Per ciò che attiene, viceversa, all’intesa ‘parallela’ con il gruppo degli ‘zingari’, questa risulta ampiamente provata dalle risultanze sopra richiamate. A tale proposito, a nulla rilevano le asserite contraddizioni tra le dichiarazioni di Carobbio e Gervasoni, in quanto non vi è alcuna contraddizione, tra le stesse, in merito al ruolo avuto da Bertani nell’intesa intercorsa con il gruppo degli zingari”. Fermiamoci un attimo. Le “risultanze” richiamate sarebbero i “molteplici contatti telefonici registrati, sin dal 29.4.2011, tra il gruppo degli zingari e, tra gli altri, Carobbio, Bertani e Gervasoni” (come da ordinanza del Gip di Cremona del 22.5.2012). A parte che, come fatto notare da Criscitiello, qualche perplessità ci sarebbe pure lì (link) e a parte che quegli stessi contatti in un primo momento Carobbio li ha nascosti (anzi, li ha proprio negati espressamente) e poi, tirato in ballo da Gervasoni, li ha “declassati” a semplici telefonate informative tra l’altro inutili in quanto lo stesso non era a conoscenza di illeciti (dice..): si sostiene che Bertani abbia preso parte alla gara contribuendo così al pareggio. E l’over? Chi avrebbe contribuito a realizzarlo? Sempre Bertani per il Novara e Carobbio entrato in campo al 72′ del st per il Siena? In due? E ancora: non è affatto vero, come provato, che ci sia stata concordanza tra Gervasoni e Carobbio sul ruolo di Bertani: il primo sostiene infatti che fu combinato un over tra i due per far scommettere gli zingari, mentre il secondo nega ogni combine con gli zingari e sostiene semplicemente che chiese conferma a Bertani, prima della partita, del pari concordato dalle due squadre e del quale lui, non avendo alcun ruolo, apprese da Conte. Non mi pare ci sia tutta questa concordanza..

Insomma: sono parecchie le cose che non tornano ma, più di tutto, non torna come tanti altri tesserati non siano neanche finiti a processo (o siano stati prosciolti, come Bonucci e Pepe, per fare due nomi) perchè non indagati dalle procure. Qui, invece, si preferisce la versione di un personaggio beccato con le mani nella marmellata, arrestato, reo confesso, aggiustatore multiplo di partite e incassatore di soldi ad una persona (Conte) che, per la procura di Cremona, non è nemmeno indagata. E il motivo, che ci crediate o meno, è sintetizzato in questo concetto espresso dalla Disciplinare: “Se vi fossero stati motivi di risentimento di Carobbio nei confronti di Conte e, quindi, un qualche intento calunniatorio, Carobbio avrebbe potuto tirare in ballo il proprio allenatore anche con riferimento ad altri incontri dei quali ha riferito agli organi inquirenti (ad esempio, Siena-Torino), cosa che non è stata. Ne consegue che Conte è responsabile dell’addebito contestato”.

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